Le scelte del governo gialloverde sul reddito di cittadinanza non ci hanno convinto, non tanto per la misura in sé, quanto per le modalità di gestione. Oggi i nodi vengono al pettine e si scaricano tutti i problemi sulle Regioni e sulle lavoratrici e i lavoratori dei Centri per l’Impiego, rischiando di non centrare l'obiettivo che il governo per mesi ha sbandierato: rilanciare le politiche attive del lavoro.

Nelle prossime settimane, infatti, i Centri per l’Impiego subiranno un vero e proprio assalto: quello dei primi percettori del reddito di cittadinanza. Nel Lazio saranno circa 30 mila coloro che dovranno, dal 2 settembre al 13 dicembre, recarsi ai Cpi per stipulare il Patto di servizio personalizzato, atto propedeutico per la ricerca di un posto di lavoro. Un simile afflusso (circa 400 persone giorno) porterà a due possibili conseguenze negative: un patto di servizio personalizzato approssimativo e senza profilazione (in assenza di tali elementi ci riesce difficile immaginare come si possa svolgere un proficuo lavoro di ricerca di occupazione); la sostanziale paralisi dei Cpi per le tante altre misure che quotidianamente erogano a chi perde o è in cerca di lavoro (garanzia giovani, attivazione tirocini, Naspi e così via).

In questo difficile contesto organizzativo, da lunedì prossimo si inseriscono i navigator, 273 nel Lazio, lavoratrici e lavoratori appena assunti con un contratto di collaborazione (dunque senza alcuna conoscenza del funzionamento della Pubblica Amministrazione), che dovrebbero cercare un lavoro, si spera stabile e dignitoso, ai percettori del reddito di cittadinanza. Ancora una volta si rischia il paradosso, anzi i paradossi: precari che cercano lavoro ai disoccupati, tempi stretti per la stipula dei patti di servizio per cui si sceglie (scelta obbligata dai tempi) un metodo che vanifica la ricerca del lavoro, paralisi delle misure che, tra mille difficoltà, comunque funzionano.

Non vorremmo che dopo il danno arrivi la beffa. Cioè che in un contesto organizzativo e strutturale a dir poco carente, qualora, com’è probabile, le politiche attive verso i percettori del reddito non funzionassero, la colpa venga attribuita alle lavoratrici e ai lavoratori dei Centri per l’Impiego. Sia chiaro da subito: in questa bailamme con tratti di ipocrisia le lavoratrici e i lavoratori dei Cpi e gli stessi navigator non devono essere additati come i responsabili del fallimento delle politiche attive. Incalzeremo nelle prossime ore la Regione Lazio per accelerare il confronto sul percorso di riforma e potenziamento dei Cpi nel nostro territorio, chiedendo che si attivi con il nuovo governo per rimuovere le storture del reddito di cittadinanza e costruire così misure realmente efficaci per rilanciare le politiche attive del lavoro.

Natale Di Cola è nella segreteria della Cgil Roma e Lazio