“La Total non dia avvio all’attività estrattiva senza prima impegnarsi concretamente in investimenti che vadano oltre l’attività estrattiva, ponendo tale condizione nel nuovo patto di sito la cui bozza, la cosiddetta ‘Magna Carta’, è ferma a febbraio 2019. Il rischio, altrimenti, è che i risvolti occupazionali siano minimi rispetto all’impatto del sito produttivo sul territorio, anche in termini di sicurezza ambientale”. Così Angelo Summa ed Emanuele De Nicola, rispettivamente segretario generale Cgil Basilicata e segretario Cgil Potenza.

“La Basilicata non è terra di conquiste. Chiediamo ai sindaci dei comuni dell’area e ai lavoratori di accompagnare la nostra rivendicazione e di guardare al futuro del nostro territorio e di non svendere la Basilicata alle logiche della Total, che continua a sottrarsi al confronto e a non investire nel nostro territorio. Il tema rimane lo stesso: la questione petrolio in Basilicata non può essere trattata com'è stato fatto finora; bisogna aprire un nuovo capitolo rispetto allo scambio che fino ad oggi ha connotato il rapporto tra le compagnie petrolifere e la nostra regione. Su tale aspetto occorre da subito ribadire con forza che Total deve mettere in atto un piano d'investimenti che punti a creare nuova occupazione in settori diversi da quello petrolifero”, rilevano ancora i due dirigenti sindacali. 

“La giunta convochi subito un incontro con Total, così come richiesto da tempo, per definire quanto prima il nuovo patto di sito, che tenga insieme la salvaguardia delle maestranze locali e la sicurezza della salute e dell’ambiente, garantendo anche investimenti che vadano nell’ottica dell’ormai necessaria transizione energetica. Il nuovo patto di sito rispetti i princìpi già definiti all’interno del documento discusso nel febbraio scorso, quali l’insediamento di ulteriori iniziative industriali per le attività no oil e segni tangibili sull’occupazione, per quanto riguarda il rispetto della clausola sociale nei cambi d'appalto e sulla reale ricollocazione dei lavoratori che hanno già prestato la propria attività lavorativa nella fase di costruzione dell’impianto, attraverso una formazione mirata e specifica sulle future attività”, concludono i due sindacalisti.