“Non c’è bisogno di padri o di capitani. Abbiamo bisogno di buone politiche, di rispetto dei lavoratori, di un progetto per il futuro e di benessere sociale”. È con queste parole che Serena Sorrentino, segretario generale della Fp Cgil, ha concluso la manifestazione “Il futuro è servizi pubblici”, indetta assieme a Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl, che si è tenuta oggi (sabato 8 giugno) a Roma. Un lungo corteo ha attraversato la città, da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, dove si sono tenuti i comizi conclusivi.

Il primo pensiero di Sorrentino è andato ai tanti lavoratori dei servizi pubblici morti sul lavoro. “Nel 2019 non si può morire di lavoro”, ha detto, rimarcando che “non si possono vedere negate le condizioni minime di tutela di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro”. Il segretario ha ricordato anche le aggressioni ai lavoratori “in tutti quei servizi in cui si ha rapporto con i cittadini”, dovute al fatto che “la gente è esasperata dal disagio sociale, perché il personale manca e i servizi sono sovraffollati”. E ha continuato dando risalto alla particolare situazione dei vigili del fuoco, che “non sono assicurati dal sistema Inail e non hanno le stesse tutele dei dipendenti degli altri comparti pubblici”.

Alla totale mancanza di attenzione alla salute e sicurezza dei dipendenti pubblici fa invece da contraltare “l’esaltazione del potere di controllo da parte delle aziende e delle amministrazioni sui lavoratori”. Sorrentino ha puntato l’indice sul ministro Bongiorno, che “con i provvedimenti sul controllo biometrico e sulla videosorveglianza ripropone un’idea vecchia e punitiva nei confronti dei lavoratori: tutto quello che interessa alle amministrazioni è la verifica della presenza e il potere di controllo sul lavoratore, non la sua attività, la sua retribuzione, il suo benessere, per i quali il governo non ha fatto nulla”. Tutto questo è solo “un modo per coprire la realtà dei fatti, quella di un governo che taglia la spesa sociale e non mette risorse su contratti e assunzioni”.

La prima emergenza del mondo pubblico è l’occupazione. “A fronte di 33 mila assunzioni straordinarie annunciate dal ministro, ci sono a oggi 46 mila dipendenti pubblici che hanno acceduto a quota 100, che si sommano ai pensionamenti ordinari”, ha spiegato il segretario generale Fp: “Nei prossimi tre anni 500 mila persone andranno via, circa un quarto del totale. Così si chiudono i servizi, si cancella un pezzo di assistenza nel nostro Paese”.

Serve dunque un piano straordinario di assunzioni: su questo punto Sorrentino ha evidenziato che “non va bene la mancata proroga delle graduatorie: il loro utilizzo, invece, potrebbe dare risposta agli idonei e garantire un turn over accelerato in attesa di nuovi concorsi. Abbiamo un esercito di lavoratori che è già pronto: assumiamoli”. E ha sottolineato, poi, anche come i precari siano “di nuovo scomparsi dall’agenda politica: chiediamo di prorogare i requisiti del decreto Madia per permettere a tutti le stabilizzazioni”.

Forte è la richiesta, che viene anche dalla piazza, del rinnovo dei contratti. “Ma occorrono risorse”, ha continuato: “E qui non intendiamo solo i 50 euro lordi, ma vogliamo la garanzia della stabilizzazione dell’elemento perequativo, la garanzia del salario accessorio, oltre che risorse per rivedere il sistema di classificazione. E, a scanso di equivoci, diciamo subito che non accetteremo minibot, noi vogliamo il salario reale”. Oltre alle risorse, però, servono anche strumenti, e il riferimento è andato sia alla “lotta contro l’idea della rilegiferazione del rapporto di lavoro” sia al “riconoscimento del ruolo delle delegate e dei delegati”. Sorrentino ha dato importanza alla necessità di “libertà sindacali per tutti i comparti” e all’esigibilità della democrazia “con libere elezioni delle Rsu in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati”. E ha chiesto gli stessi diritti per tutti i lavoratori e contratti unici di settore per tutti, rimarcando infine la “vergogna” del contratto della sanità privata, che non viene rinnovato da ben 12 anni.

Una questione rilevante è quella degli appalti. “Anche quando si ha un contratto privato, ma si esercita una funzione pubblica, non è tollerabile che in questi casi si lavori peggio, si venga sfruttati o mal pagati perché si lavora sotto il ricatto degli appalti”, ha illustrato Sorrentino: “Mentre noi lottiamo contro privatizzazioni ed esternalizzazioni, da un lato non si assume e si restringe l’intervento pubblico dando sempre più fette di mercato di servizi alla persona al privato, dall’altro si prospetta la sospensione del Codice degli appalti”. Una sospensione da cui guadagnano “solo le imprese, e di più quelle che rispettano meno le regole, quelle senza scrupoli e spregiudicate, quelle cui Salvini ha detto di fregarsene pure delle regole, perché lui si fa garante di fargli fare quello che vogliono”.

Il segretario generale della Fp Cgil ha sottolineato che “questo governo ha scelto il soliloquio, fa parte e controparte, litigano tra loro e se ne fregano del paese reale”. Ed è per questo che i sindacati oggi manifestano, appunto per dire a cittadini ed esecutivo “che di fronte alle ingiustizie e al mancato riconoscimento del diritto al contratto, a salari dignitosi, a una formazione continua, a un welfare che dia servizi di qualità a tutti, al diritto di esercitare nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende private le libertà sindacali, noi lotteremo per ottenere giustizia sociale”.

Per Sorrentino le priorità per il Paese e per i servizi pubblici sono “il piano straordinario di assunzioni, la sanità, i servizi educativi e sociali, la sicurezza e la protezione sociale. Qui non si ammettono tagli, vogliamo investimenti”. E altrettanto chiaramente ha indicato che non sono priorità del Paese “i condoni, il venir meno degli strumenti di contrasto all’evasione e alla corruzione, la tassazione piatta che favorisce i redditi alti e aumenta i costi indiretti per il ceto medio, che dovrà dunque compartecipare per avere servizi. Questi sono regali all’élite di manager, imprenditori, speculatori”.

Il segretario generale della Fp ha messo in risalto anche come “in Italia accadano fatti che non vanno sottovalutati, perché il rischio è che gli egoismi prevalgano e che un certo revisionismo storico crei le condizioni politiche per cancellare grandi conquiste sociali e civili: la legge 194, la libertà delle donne, l’accoglienza, la coesione e l’unità del Paese, l’indipendenza della magistratura e il ruolo delle assemblee elettive e delle organizzazioni dei lavoratori”. Ecco, quindi, che diventa sempre più urgente avere “più partecipazione, più democrazia, una politica più umana, che rimetta la persona al centro”.

Un passaggio è stato dedicato al tema dell’immigrazione. “Le persone si muovono, e se non hanno cittadinanza e diritto alla ricerca di un’occupazione diventano clandestini e irregolari”, ha argomentato Sorrentino: “Non si nasce clandestini, sono le leggi italiane che trasformano migranti e profughi in un esercito di riserva per i caporali”. L’esponente sindacale ha affermato che “se cancellassimo la Bossi-Fini e il decreto sicurezza potremmo avere più regolarità nei flussi migratori e maggiore convivenza civile”, rimarcando che “abbiamo dimenticato di essere stati emigranti e non vediamo che siamo tornati a esserlo, come testimoniano i 100 mila ragazzi che ogni anno vanno via dall’Italia”.

Un altro passaggio è stato rivolto al tema specifico della sanità, dove rimane alta la tensione sull’emergenza occupazione. “Richiamare medici in pensione o dell’esercito per coprire i reparti è il segno più evidente del fatto che siamo a un punto di non ritorno”, ha detto: “Sulla sanità si sta per abbattere una scure che ne determinerà il collasso, non è sostenibile un taglio di 3,5 miliardi di euro nei prossimi due anni”. E ha sollecitato il ministro Grillo, che è arrivata a minacciare le dimissioni, di “non arrendersi, di combattere, di andare in Parlamento e spiegare che sulla sanità abbiamo bisogno di investire, perché la salute, come l’acqua, è un bene pubblico universale”.

Avviandosi alla fine dell’intervento, Sorrentino ha sostenuto che “il ministro Bongiorno e il governo del cambiamento non hanno un progetto vero per rilanciare i servizi pubblici, ma anzi, con riforme annunciate che appaiono come un ritorno peggiorato delle leggi Brunetta, con l’avvio dell’autonomia differenziata su base regionale, aprono la strada alla privatizzazione e alle esternalizzazioni, indebolendo la contrattazione”. Se il pubblico arretra, il privato avanza, ha concluso Sorrentino, e se “ciò accade viene meno l’universalità dei diritti. E quando vengono meno le regole il privato che avanza ha la faccia del dumping contrattuale, dei bassi salari, della negazione dei diritti”.