Contro il governo del falso cambiamento che beffa i pensionati: 16 milioni di persone anziane a cui questo esecutivo non ha fatto altro che togliere attraverso tagli agli assegni e conguagli furbescamente piazzati dopo aver messo al sicuro il risultato delle elezioni europee. Decine di migliaia di persone si sono ritrovate a Roma per partecipare alla manifestazione "Dateci retta, abbiamo 16 milioni di buoni motivi" indetta dai Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, la prima dopo 15 anni a tenersi nella storica piazza di San Giovanni. Centinaia di pullman e di treni sono arrivati da tutta Italia. La manifestazione è iniziata alle le 10. La chiusura è stata affidata ai comizi dei segretari generali di Spi, Fnp e Uilp Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti e Carmelo Barbagallo. In piazza anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e la leader della Cisl Annamaria Furlan. La manifestazione si inserisce nel percorso di mobilitazione deciso da Cgil, Cisl e Uil a sostegno della piattaforma unitaria, inaugurato lo scorso 9 febbraio con la manifestazione nazionale #FuturoalLavoro, sempre a Roma e in piazza San Giovanni.

Al centro della protesta i continui tagli degli assegni operati in poco meno di dieci anni e che hanno portato ad una perdita pro capite fino a 20mila euro. Tagli non irrilevanti e reiterati nel tempo a cui si aggiungono quelli decisi dal governo in carica, che attraverso il nuovo meccanismo di rivalutazione in vigore da aprile sottrarrà a chi è in pensione 3,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni.

Altri 100 milioni rientreranno invece nelle casse dello Stato già nel mese di giugno attraverso un conguaglio con cui i pensionati dovranno restituire una parte di quanto ricevuto a gennaio, febbraio e marzo. I sindacati denunciano inoltre l'insopportabile pressione fiscale sui redditi da pensione, che è la più alta in Europa e maggiore anche di quella applicata al lavoro dipendente per effetto delle minori detrazioni.

Oltre alle pensioni la protesta abbraccia anche altri temi di estrema rilevanza per un paese che invecchia sempre di più e in cui cresce inevitabilmente la domanda di salute e di assistenza. Temi come il diritto alle cure e ad invecchiare bene, la sanità e la non autosufficienza: vere emergenze nazionali che il governo e la politica non stanno affrontando, denunciano i sindacati. Il tema della non autosufficienza in particolare, spiega il segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti, in un'intervista rilasciata per questa occasione a Rassegna Sindacale, "stenta a emergere. Eppure è una questione che ogni famiglia si trova o si troverà prima o poi ad affrontare, tanto più in una società che – come la nostra – tende a invecchiare. In Italia abbiamo bisogno, come in altri Paesi, di una legge che noi non esitiamo a definire “di civiltà”: una legge che provi a dare un aiuto concreto a persone che a un certo punto della loro vita si sono imbattute con il problema della non autosufficienza"

LE VOCI DALLA PIAZZA
"Sono qui per protestare contro le decisioni che ha preso questo governo sulle pensioni. Tagli continui su pensioni di 1.500 euro lordi come la mia, mentre non si fa nulla sulle pensioni d'oro. Questo, dopo 40 anni di contributi regolarmente versati, lavorando come operaio specializzato nella pubblica amministrazione presso i comuni". Così Mario Gaeta, 66 anni, proveniente dalla Valle Dell'Esaro, Castrovillari in provincia di Cosenza, iscritto allo Spi Cgil.

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Giorgio Rovea, 70 anni, è stato tra i primi ad arrivare in piazza San Giovanni. Ha viaggiato tutta la notte e viene da San Giovanni Rotondo (Foggia). "Lo Stato italiano tratta male gli artigiani. E si dovrebbe vergognare visto che una persona come me, dopo avere lavorato una vita, percepisce una pensione di 813 euro, con 48 anni di contributi. E conosco vedove che stanno peggio di me, potendo contare solo su 550 euro di reversibilità lasciate dal marito. Sul Gargano, siamo tornati al braciere con la carbonella per difendersi dal freddo. Tutto questo è davvero umiliante per un Paese come il nostro".

"Ribadiamolo con forza e ad alta voce. Non siamo un bancomat!". Rosalba Presici, 65 anni, proveniente da Taranto, è iscritta allo Spi Cgil locale, ed è molto agguerrita nelle sue rivendicazioni. "Dopo 41 anni di lavoro passati nella grande distribuzione nel gruppo Standa, subendo negli ultimi anni una pesante ristrutturazione, non pensavo di dover continuare a fare sacrifici anche da pensionata. E non parlo solo dei tagli. C'è la sanità che sta a pezzi, soprattutto da noi al Sud, ci sono i trasporti e tutti i servizi essenziali che non funzionano. Con lo Spi mi batto poi per una legge per la non autosufficienza, e per l'invecchiamento attivo. Noi anziani non dobbiamo essere messi da parte. Possiamo dare ancora il nostro contributo, oltre ad aiutare figli e nipoti disoccupati, come faccio io in famiglia".

"Sono qui per dare un segnale forte a questo governo, soprattutto di maggiore equità sociale, verso le categorie più deboli come lavoratori e pensionati che sostengono il paese ma stanno pagando un prezzo altissimo in termini di tagli, oltre alla crisi economica generale". Danilo Gortan, 68 anni, una vita trascorsa nelle Fs, per poi diventare sindacalista della Filt territoriale, è di Udine e ha fatto un lungo viaggio per arrivare fin qui in piazza San Giovanni a Roma. "Non si affrontano i problemi veri del paese come l'evasione fiscale, la criminalità, non solo quella dei boss mafiosi, ma anche quella economica, altrettanto potente e pericolosa. Quindi, è giusto essere oggi in questa piazza e urlare forte 'basta con i condoni!'. E chiamare con il loro vero nome chi evade e non paga le tasse, pur avendo la possibilità di farlo: ladri che distruggono l'Italia", aggiunge.

"Per noi anziani essere qui oggi è importante, per rivendicare i nostri sacrosanti diritti. Siamo diventati ormai un ammortizzatore sociale, in famiglia sosteniamo figli e nipoti e nella società subiamo tagli e prelievi continui ai nostri poveri assegni pensionistici". Manuela Cocuccioni, di Roma, 71 anni, ex impiegata Enel per 37 anni, non si ferma mai. "Mi sono iscritta allo Spi di Roma Est Valle dell'Aniene e faccio anche volontariato appena posso. Sarei d'accordo se i tagli alle pensioni andassero ai servizi pubblici che non ci sono e alle persone più indigenti, e non solo, come avviene realmente, a coprire le mancate entrate dello Stato per via della grossa evasione esistente".

(a cura di Roberto Greco e Stefano Iucci)