“Il lavoro continua ininterrottamente ad uccidere in Italia con una media di tre morti al giorno. Un bollettino di guerra drammatico, ingiusto, che segna il grado di civiltà di un Paese. Per una larga parte delle imprese la competitività si gioca su costi e diritti, le principali cause degli incidenti sul lavoro sono spesso dovuti alla precarietà e alla mancanza di garanzie. Ci sono molte imprese che investono in sicurezza, ma altrettante che fanno anche calcoli cinici tra costi, benefici e rischi, come se la sicurezza e la vita delle persone potesse essere un mero calcolo di bilancio”. È quanto afferma Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana.

“Sindacalmente, siamo impegnati ogni giorno a sostegno dell’azione costante di Rsu e rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza in ogni luogo di lavoro, svolgendo un’azione costante d'intervento e controllo di processi produttivi sempre più complessi e parcellizzati, dove si riscontrano condizioni di lavoro che spesso arretrano anche in termini di ambiente e nocività, a causa di lavorazioni che s'intrecciano tra appalti e subappalti. Le responsabilità dei datori di lavoro sulla sicurezza sono pesanti e non possono essere solo ricondotte all’ultima catena di un subappalto, magari preso al ribasso, ma va ricostruita la catena delle responsabilità e ricondotta a chi ha gli effettivi poteri decisionali, sia dell’organizzazione del lavoro, sia del vero potere di spesa”, continua il sindacalista.

“L’imprenditore deve adottare tutte le misure che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori. Spesso molti operai, se qualcuno li avesse informati correttamente sui rischi del lavoro, non sarebbero stati vittime di incidenti. Se andiamo a verificare la dinamica di tanti infortuni, anche mortali, ci si rende conto che si muore per poco sul lavoro, e questo ci fa provare ancora più rabbia. Infine, troppi sono i silenzi e i ricatti che tanti lavoratori sono costretti a subire, a causa della preoccupazione di perdere il posto. Abbiamo il dovere di far salire di nuovo il livello delle responsabilità, in modo da restituire al lavoro tutto il valore e la dignità che merita”, conclude il dirigente sindacale.