In vista dell’approvazione del decreto alla Camera, il provvedimento che disciplina reddito di cittadinanza e quota 100, sono stati presentati emendamenti da diversi correnti politiche, sia di governo che di opposizione, per richiedere l’adeguamento della normativa italiana a quella europea, per il riconoscimento dei periodi di sospensione dal lavoro ai fini pensionistici per i lavoratori a part time ciclico.

"Sono circa 150 mila le lavoratrici e i lavoratori di pulizie, ristorazione, ausiliariato, coinvolti, che nei periodi di sospensione dal lavoro (come chi opera negli appalti scolastici) restano a casa senza percepire alcun ammortizzatore sociale. Ma, oltretutto, non si vedono riconosciute le settimane di sospensione involontaria per il calcolo dell’anzianità contributiva, contravvenendo anche con quanto definito dalla Corte di giustizia europea, che già dal 2015 ha riconosciuto l’obbligo della contribuzione anche per i periodi di inattività per i part time con sospensione. Le diverse categorie della Cgil, tra cui la Filcams, hanno avviato ricorsi legali per tali lavoratori, vincendo le cause contro l’Inps, che non accogliendo l’orientamento assunto dalla Corte, continua a non riconoscere i diritti dei lavoratori e a sobbarcarsi le spese di giudizio", afferma in una nota la Filcams nazionale.

"Non inserendo nel decretone, gli emendamenti presentati, il governo ha perso un’altra occasione per rispettare gli impegni presi e essere coerente. In questo modo, da un lato pubblicizza la riforma quota 100 per agevolare il prepensionamento, dall’altro costringe migliaia di persone a lavorare più anni per maturare la pensione, e al contempo, continuerà a sostenere costi per spese legali anziché riconoscere un diritto ai lavoratori sancito persino dalla Corte di giustizia europea. La Filcams Cgil continuerà a sostenere questa battaglia per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori", conclude il sindacato.