Quattro ore di sciopero per dire no alla procedura di licenziamento collettivo, avanzata a livello nazionale da Sirti. I lavoratori hanno manifestato la loro netta contrarietà, aderendo in massa all’azione sindacale. Tutti gli 84 dipendenti salentini, infatti, hanno incrociato le braccia stamattina e si sono riuniti in assemblea davanti ai cancelli della nuova sede di Galatina. Un’adesione del 100% che rilancia l’iniziativa della Fiom.

La segretaria della Fiom di Lecce, Annarita Morea, insieme con il segretario della Fiom di Bari, Saverio Gramegna, investiranno della questione anche la Regione Puglia, visto che in Puglia sono coinvolti in questa vertenza circa 400 lavoratori. Sirti ha annunciato l’imminente apertura della procedura di licenziamento collettivo il 15 febbraio scorso a Milano. L’idea aziendale è di tagliare il personale del 21%, passando da 3.692 a 2.859 addetti: resterebbero a casa 833 persone, con tagli massicci in quasi tutti i reparti, con effetti su tutto il territorio nazionale. Mantenendo le proporzioni, nel Salento rischiano il posto 17 lavoratori.

Le cause di tale procedura sarebbero le condizioni di mercato che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti. “Respingiamo in maniera netta un piano di ristrutturazione e riorganizzazione che scarica drammaticamente sui lavoratori le conseguenze di un mercato delle telecomunicazioni senza governo, con scelte aziendali miopi e sbagliate”, dice Morea.

A livello nazionale, è stato proclamato lo stato di agitazione in tutte le sedi del gruppo, con la sospensione di tutte le prestazioni straordinarie, delle flessibilità, delle reperibilità e dei tempi di viaggio. Inoltre, a livello nazionale, è stato chiesto un incontro con i ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, in modo che Sirti riferisca direttamente al governo le presunte ragioni di un così pesante piano di esuberi.

“Dal confronto con il governo ci aspettiamo un’analisi approfondita, per ricercare le opportune soluzioni, che potranno anche prevedere l’utilizzo di ammortizzatori sociali non espulsivi, in modo da favorire il ricambio occupazionale, tramite riconversione professionale e accompagnamento alla pensione. All'esecutivo chiediamo non solo un intervento concreto per il mantenimento dell’occupazione in Sirti, ma anche un confronto permanente sulle condizioni di lavoro e sulle prospettive del settore, dilaniato da gare assegnate con il massimo ribasso e oggetto di una progressiva rivoluzione tecnologica”, conclude la sindacalista.