Si è svolto oggi, presso la sede di Confindustria a Roma, il primo incontro di verifica tra i vertici di Arcelor Mittal e le organizzazioni sindacali per fare il punto sull’accordo firmato al ministero dello Sviluppo economico il 6 settembre 2018, che ha permesso alla multinazionale l'acquisto del gruppo Ilva. Nell'incontro di oggi l'azienda ha illustrato lo stato di avanzamento del piano industriale, del piano ambientale e del programma delle assunzioni. L'obiettivo è una produzione annua di sei milioni di tonnellate di acciaio.

"Attualmente siamo fermi a quattro e mezzo, e l'obiettivo potrebbe essere raggiunto nella seconda metà di quest'anno. I vertici del gruppo hanno aggiornato l'analisi del contesto siderurgico europeo e mondiale: i ritardi nell'aumento della produzione sono dovuti - secondo l'azienda - alla situazione in cui si trovano gli impianti, alla riorganizzazione del lavoro, con all'orizzonte un mercato europeo dell'acciaio che sta rallentando e a un parallelo aumento dei prezzi, a causa degli Usa, oltre che all'aumento dei prezzi da parte della Turchia. Il piano occupazionale necessita di arrivare all'assunzione di 10.700 lavoratori. Inoltre, nell'incontro di oggi è emersa la necessità di ricostruire un modello di relazioni sindacali che tenga conto della realtà di Arcelor Mittal in Italia, oltre il rapporto con Arcelor Mittal Europa e Mondo", dichiara Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom Cgil.

Secondo i metalmeccanici Cgil, "questo primo incontro tra le parti, dopo la firma dell'accordo, è l'avvio di un processo di monitoraggio continuo per verificare l'implementazione di quanto sottoscritto, a partire dai processi di ambientalizzazione, di salute e sicurezza dentro l'azienda, oltre che da una lettura dinamica e progressiva del piano industriale a partire dal recupero, via via, con il crescere dei volumi produttivi dei lavoratori oggi posti in cassa integrazione. Il rispetto del numero delle assunzioni entro il 2019, al netto dei 62 ancora mancanti, a cui si aggiungono i lavoratori dell'indotto, va vissuta in maniera dinamica. Al crescere dei volumi produttivi, per arrivare ai sei milioni di tonnellate previsti dal piano, più le brame da trasformare, si deve arrivare al prosciugamento dell'attuale bacino di cassa integrazione. L'obiettivo deve essere come previsto nell'accordo l'assorbimento di tutti i lavoratori".

"Iinoltre, va dettagliato quanto previsto dall'accordo in riferimento al centro di ricerca da attivare a Taranto, definendone compito e finalità sia in termini di processo di prodotto, ma anche di processo di ambientalizzazione. Su Genova, l'attenzione rimane puntata su investimenti nella banda stagnata, impegno che è stato confermato anche se i tempi al momento sono incerti. È necessario attivare il tavolo al Mise, garante dell'accordo siglato, che consenta di acquisire oltrechè le valutazioni aziendali, i pareri degli altri soggetti preposti (Inail, Arpa, Ispra), a partire dalla sicurezza sul lavoro e dall'ambientalizzazione, conclude il dirigente sindacale.