Francesca De Giovanni, Edera, ha vent’anni quando in un locale di Savazza si avvicina a un impiegato comunale e, indicando la camicia nera che l’uomo porta sotto la giacca, dice: “Queste camicie nere fra qualche anno dovranno scomparire”. Viene denunciata, arrestata, diffidata e liberata solo dopo due settimane. Partigiana della Brigata Bianconcini Garibaldi sarà nuovamente catturata dai fascisti nel marzo del 1944.

Dopo essere stata ripetutamente torturata viene fucilata il 1° aprile di quell’anno dietro le mura della Certosa di Bologna insieme a Egon Brass, Attilio Diolaiti, Enrico Foscardi, Ferdinando Grilli e Ettore Zaniboni. È la prima donna a essere fucilata dai fascisti nella città delle due torri.

Sembra che davanti al plotone di esecuzione abbia pronunciato queste ultime parole: “Uccidetemi pure se anche una inerme fanciulla diciannovenne vi fa tremare! Ma non è lontano il momento della vendetta e voi ripagherete col sangue, il sangue che avete sparso” (secondo altre fonti al momento dell’esecuzione si sarebbe girata - muta - per sputare verso i carnefici, prendendo la scarica nel petto).

Il Resto del Carlino darà notizia della sua esecuzione in un articolo dal titolo Ferma ed energica azione contro le bande terroristiche. La notizia sarà riportata anche in un volantino del Comitato federale del Pci stampato clandestinamente nella prima decade di settembre e da La Voce delle donne nel marzo 1945.

Riconosciuta partigiana nella 1ma brigata Irma Bandiera Garibaldi e nella 62ª brigata Camicie rosse Garibaldi dal 9 settembre 1943 al 1° aprile 1944, Edera è sepolta nell’Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna.