Napoli - principale porto d’imbarco per le truppe e i materiali destinati ai fronti africani, sottoposta tra 1940 e 1943 a decine e decine di bombardamenti, completamente trasformata e quasi interamente devastata dal secondo conflitto mondiale - sarà la prima tra le grandi città europee a sollevarsi, e con successo, contro l’occupazione tedesca.

“Dopo Napoli - dirà dell’episodio Luigi Longo - la parola d’ordine dell’insurrezione finale acquistò un senso e un valore e fu allora la direttiva di marcia per la parte più audace della Resistenza italiana”.

Il 12 settembre precedente il colonnello Walter Scholl, assunto il comando delle forze armate occupanti in città, aveva proclamato il coprifuoco e lo stato d’assedio della città con l’ordine di passare per le armi tutti coloro che si fossero resi responsabili di azioni ostili alle truppe tedesche, in ragione di cento napoletani per ogni tedesco eventualmente ucciso. 

Il 23 settembre una nuova misura repressiva prevederà lo sgombero di tutta la fascia costiera cittadina sino a una distanza di 300 metri dal mare.

Quasi contemporaneamente un manifesto del prefetto intimerà la chiamata al servizio di lavoro obbligatorio di tutti i maschi di età compresa fra i diciotto e i trentatré anni, una deportazione  di fatto forzata nei campi di lavoro in Germania.

Il 27 settembre ha inizio la caccia all’uomo: le strade vengono bloccate e tutti gli uomini, senza limiti di età, sono caricati con la forza sui camion per essere avviati al lavoro forzato in Germania.  L’insurrezione popolare è a questo punto inevitabile e dopo quattro giorni di eroica resistenza le truppe tedesche lasceranno la città.

“L’insorgenza di una cittadinanza così organicamente eterogenea per ceti sociali, istruzione, generazioni - scriveva Francesco Paolo Casavola - non è dovuta ad una improvvisa illuminazione collettiva, che tiene luogo di un’assente direzione politico-militare. È stata forse la paura dello sfollamento coatto di tutte le famiglie e delle retate dei maschi ordinate dal colonnello Schöll, giunta sulla soglia della disperazione e dello sdegno per la violenza dei soldati, che ha prodotto il coraggio del rifiuto. Come non c’è nulla di più contagioso, tra i sentimenti umani, della paura, così nulla si diffonde tanto rapidamente e infrenabilmente del coraggio nato dalla paura. Va aggiunto che quella popolazione aveva attraversato 43 mesi di guerra subendo centocinque bombardamenti aerei, piangendo ventitremila morti, contando centomila vani di abitazione distrutti, soffrendo disagi infiniti negli approvvigionamenti e nei servizi essenziali. Ed ora, estrema provocazione, i tedeschi divenuti nemici corrono nelle strade con le loro autoblindo, sparando, uccidendo, rastrellando gli uomini per deportarli altrove, nelle organizzazioni del lavoro obbligatorio. Il loro comandante ne voleva trentamila di questi uomini da lavoro. La collera collettiva di un popolo matura lenta nella ingiustizia crescente, assorbita sempre con minore sopportazione. Un popolo non si domina con il terrore se non per qualche giorno, poi lo si ha contro, protagonista della lotta”.

Le quattro giornate, che varranno alla città di Napoli il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare (“Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un’impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle ‘Quattro Giornate’ di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria”. Oltre alla medaglia d’oro alla città di Napoli, saranno conferite agli insorti quattro medaglie d’oro alla memoria, sei d’argento e tre di bronzo), consentiranno alle forze alleate anglo-americane di trovare al loro arrivo, il 1° ottobre 1943, una città già evacuata dall’occupante nazista.

“Considerate da sempre momento aurorale della lotta di Liberazione nazionale - scrive l’Associazione nazionale partigiani d’Italia - le Quattro Giornate di Napoli sono in realtà anche un punto di arrivo, poiché comprendono, nei loro vari aspetti, nel loro collocarsi geografico - la Campania è vertice settentrionale del Mezzogiorno - e temporale - la fine del settembre più intenso della storia dell’Italia unita - tutte le tipologie di reazione, rivolta, insurrezione e in sintesi resistenza, che hanno caratterizzato la liberazione del Sud e dell’Italia intera. Una liberazione della quale, quindi, le popolazioni meridionali non si limitarono a godere, ma che esse, anzi, accompagnarono e agirono da protagoniste”.