La Repubblica dell’Ossola, Repubblica partigiana, nasce il 10 settembre del 1944. A differenza di altre Repubbliche partigiane, la Repubblica dell’Ossola saprà - seppur nel suo breve periodo di esistenza - non solo affrontare la quotidianità e le esigenze imposte dallo stato di guerra, ma anche darsi un’organizzazione articolata, con l’istituzione della Giunta provvisoria di Governo di Domodossola e della zona liberata. Viene abolito il sindacato fascista, sono ristabilite le organizzazioni sindacali libere, sono sciolte le amministrazioni delle mutue, che vengono passate alla gestione diretta dei lavoratori.

Autorevoli personalità dell’antifascismo e qualificati esponenti delle varie correnti politiche del Cln collaboreranno alla redazione delle riforme della Repubblica, riforme e norme che saranno d’ispirazione per la stesura della Costituzione italiana. Tra questi anche una donna: Gisella Floreanini.

Arrestata nel giugno del 1944 dalla guardia di frontiera elvetica, dopo aver scontato tre mesi di carcere, Gisella rientra in Italia e raggiunge subito la neonata zona libera dell’Ossola, dove organizza i Gruppi di difesa della donna (Gdd) e viene nominata Commissario aggiunto all’assistenza (sarà lei a pretendere che fosse cambiato il nome da “Commissariato alla beneficenza” a “Commissariato all’Assistenza”) e ai collegamenti con le organizzazioni di massa nella Giunta provvisoria di governo.

Sarà la prima donna a ricoprire un incarico di governo nella penisola italiana (è lei che, come presidente del Cln di Novara, tratterà la resa del locale comando tedesco) quando alle donne non era neppure riconosciuto il diritto di voto.

“Il compagno Filopanti - scriverà lei stessa - commissario per la Giustizia, presentando la compagna ‘candidato ministro’ sottolineava il valore del fatto nuovo di una donna italiana, a un posto di responsabilità governativa. L'indomani, Umberto Terracini, su Liberazione, giornale della Giunta provvisoria, commentava la conquista democratica che avveniva semplicemente, senza discussioni. Sembrava avvenissero con semplicità, allora, tanti fatti rivoluzionari, rinnovatori del costume politico e sociale italiano”.

“La Repubblica dell’Ossola - aggiungeva - è la sola che abbia immesso una donna nella Giunta provvisoria di governo: a me sembra sia un fatto di tale novità e originalità in Italia che deve essere approfondito nel suo significato perché alcuni governi ora mi chiedono la ragione perché sia avvenuto solo nell’Ossola, perché in nessun’altra delle Zone Libere? E ce ne furono di straordinarie, in cui militari ed i politici costruirono governi nuovi, popolari; ma le donne non ci furono in nessuna, anche se le donne erano una componente essenziale della Resistenza. Fu questa già una prova di una maturità democratica della Repubblica ossolana; essa sta ad indicare sia il peso che ha avuto il lavoro che le donne svolgevano, sia la maturità politica degli uomini della Giunta e proprio perché i Commissari al governo dell’Ossola portavano avanti un’Italia che pochi pensavano che così sarebbe stata. È l'Italia anche delle donne. È l’Italia del voto alle donne, del riconoscimento dei loro diritti politici, sociali, civili. (…) Una donna che non fosse una regina, una principessa, una badessa, è diventata dirigente di governo!”.

Ma la vita della zona libera è breve e si conclude definitivamente il 23 ottobre 1944.

“La bella avventura è terminata - scrive «Il Ribelle» - Nella notte dal 14 al 15 ottobre i nazifascisti sono rientrati in Domodossola, dopo cinque giorni di aspri combattimenti; così si sono conclusi i 35 giorni di libertà dell’Ossola. Ora i ribelli presidiano la parte nord della Val Vigezzo e le montagne delle altre valli a monte della Camedo-Domodossola. Gli attaccanti della ‘Muti’ hanno avuto 485 morti e 371 feriti: per l’attacco erano partiti in 2.800 sostenuti da 25 carri armati medi, da 5 batterie di medio calibro, da 2 batterie da montagna, da 3 gruppi di lanciafiamme e molte mitragliatrici pesanti. (…) I nazifascisti hanno iniziato l’offensiva il 10 mattina, martediì. Ancora giovedì sera i patrioti mantenevano il controllo della situazione (…). I partigiani, fatti prigionieri in combattimento, sono stati subito fucilati in massa. I nuclei isolati, colti in imboscate, sono stati tradotti nei centri abitati e impiccati sulle pubbliche piazze”.

Nel 1945 sarà concessa alla Valle dell’Ossola e assegnata al Gonfalone della città di Domodossola, una Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Mentre più spietata infieriva l’oppressione germanica e fascista, con il valore e con il cruento sacrificio delle formazioni Partigiane e con l’entusiastico concorso delle popolazioni, insorgeva animosamente. Liberato il primo lembo di territorio alle frontiere, costituitasi in libero reggimento di popolo, l’uno e l’altro difendeva contro un nemico inferocito e preponderante per numero e per mezzi. Ravvivava così negli Italiani la fede nell’avvento della democrazia e additava la via alla insurrezione nazionale liberatrice”.