- a
- a
- a
Un breve documentario che racconta il lato umano del mondo del circo. Dietro alle luci e ai lustrini ci sono persone. Le loro difficoltà, le loro paure, i loro problemi, ma anche speranze e ambizioni.
Il documentario (versione integrale)
Il grande tendone a strisce, il rumore assordante dei generatori, l’odore di zucchero filato, i biglietti omaggio regalati al semaforo e il compagno di classe acrobata che restava qualche settimana e che ti raccontava mille avventure. Il circo è quella cosa che tutti conoscono, è quella cosa che si ama o si odia, è quella cosa che fa parte di tutti noi. Ho passato una giornata con la famiglia Lidia Togni e mai mi sarei aspettata di ascoltare tante storie, tante storie così diverse. Mi hanno raccontato di come sia nato tutto per una storia d’amore nel 1870, di come sia faticoso e imprescindibile vivere senza fissa dimora e di come questo diventi automaticamente il loro posto. Si commuovono tutti quando si raccontano.
Si commuove Elena quando racconta della maternità, di quanto sia stato difficile diventare mamma acrobata aerea. Nei suoi occhi c’è tutto l’orgoglio di chi, faticando, è riuscita a riprendersi il suo pezzo di fune su cui volteggiare. Ugo Vinicio quando dice che vuole fare l’università perché studiare gli viene bene, ma che la sua vita la vede sotto ai riflettori. Oppure Stefano che quando per la prima volta nella sua vita si è ritrovato a dover lavorare al di fuori del circo per mantenere le figlie durante la pandemia pensava sempre: “Buonasera e benvenuti al circo Lidia Togni” mentre consegnava le pizze.
È la frase che al solo pensarci gli riempie gli occhi di lacrime che sbavano la matita nera messa poco prima che inizi lo spettacolo. Mi accolgono tutti come fossi una vecchia amica. Vinicio mi offre una birra e mi racconta che per loro la religione è una cosa importante; per questo appena arrivano in una città cercano subito il prete che svolgerà la messa nella loro chiesa mobile. Racconta che nei momenti più gloriosi allo spettacolo lavoravano 130 persone di almeno quattro religioni diverse. Allora per non discriminare nessuno organizzavano delle funzioni universali in cui ognuno poteva pregare il proprio dio.
Me lo racconta con una naturalezza che mi spiazza. Così come mi spiazza vederli esibirsi davanti a pochi bambini e comportarsi come se fossero in uno stadio pieno. Con fierezza, professionalità e dignità. Perché se c’è una cosa che ho imparato parlando con loro è che il circo è ovunque e non è da nessuna parte, fluttua nell’aria. Circense non è un lavoro, ma un modo di pensare, un modo di fare, di esistere.
Per questo il circo non esiste e io ci sono stata.
---------
INDICE
IL DOC | LE STORIE
IL PODCAST | FOTO D'EPOCA
- a
- a
- a
Ugo Vinicio Canestrelli, acrobata equestre
“Sono un giovane circense di 17 anni e frequento il terzo anno dell’Istituto Tecnico Commerciale. La mia vita scolastica è particolare perché posso frequentare una scuola dai due mesi ai quattro giorni. Amo studiare e nonostante io veda il mio futuro sotto ai riflettori penso che la laurea sarebbe un ottimo risultato per me”.
“Mio padre era un trapezista acrobata e mi ha insegnato tutto quello che so fare. Ho una bimba di quattro anni e la mia gravidanza è stata molto bella. Le difficoltà sono arrivate dopo, quando ho dovuto rimettermi in forma per potermi esibire di nuovo. Ho fatto molto esercizio e molta dieta e grazie alla costanza ci sono riuscita”.
“Il nostro non è un vero e proprio mestiere, è uno stile di vita che a me piace tanto. Ho fatto tante rinunce per poter fare il circense ma il circo è anche questo, condivisione e fatica”.
Vinicio Togni, direttore circo Lidia Togni
“Il circo per me è una cosa molto importante. L’essere stati fermi per la prima volta nella nostra vita per la pandemia ci ha fatto molto soffrire, ma ci ha anche dato il tempo per pensare e di amarlo ancora di più”.
---------
INDICE
IL DOC | LE STORIE
IL PODCAST | FOTO D'EPOCA
- a
- a
- a
L'arte trascendentale - Storia del circo
Arianna Pianesi, responsabile collezioni Cedac
Gli storici individuano nell’anno 1768 la data convenzionale della nascita del circo. Durante tutto il XVIII secolo lo spettacolo del circo si tiene all’interno di queste strutture che si andranno diffondendo in tutta Europa. Dove non ci sono teatri si ricorre alle arene coperte, agli anfiteatri provvisori di legno o di tela o a Chapiteau con un solo palo centrale chiamati parapioggia. La svolta nell’architettura circense arriva nella prima metà dell’ottocento quando un pioniere del circo americano inventa il circo a due e più antenne basato su un sistema di pali e contropali coperto da una grande tela smontabile. Sarà con la fine dell’ottocento che l’unione tra compagnie equestri e serraglio ambulanti creerà le basi per la genesi e la filosofia della moderna impresa di circo viaggiante. Sempre in questo periodo prendono il via una serie di nuove discipline che diventano essenziali per il circo: il clown, il trapezio fisso, i giochi cariani, il trapezio volante, l’equilibrismo su monociclo, i pattinatori a rotelle. Senza dimenticare i numeri da brivido come il looping the loop e gli uomini proiettile.
foto archivio Cedac
Nel 1870 il circo è uno spettacolo con una sua identità caratterizzato da una mobilità transnazionale. Con l’inizio del nuovo secolo si può parlare di una vera e propria maturità del repertorio circense e della figura professionale dell’artista. Situazione che verrà ribaltata con l’avvento delle due guerre mondiali che portano anche sotto al tendone un clima di incertezza e distruzione. Durante questo tragico e buio momento storico il circo sopravvive ma si deve scontrare con la difficoltà di ripristinare la propria identità e con la nascita di nuovi imprenditori e soprattutto con l’avvento della televisione. Intorno agli anni ’60 in Europa nascono numerosi circhi stabili il cui successo anticipa in realtà la imminente crisi. In Italia nel secondo dopoguerra si affermano nuove dinastie come Togni, Orfei, Casartelli e Bellucci.
foto archivio Cedac
Il circo resterà ancora per alcuni anni un divertimento popolare dal vivo. Tuttavia i costi sempre più onerosi portano a un periodo critico per questa tipologia spettacolare con la conseguente chiusura di molte imprese. Negli anni ’70 il circo conosce in Francia un profondo cambiamento che coincide con la nascita delle prime scuole di circo. Massima espressione di questa nuova poetica è la creazione negli anni ’80 del Cirque du Soleil. Sia nel circo classico che in quello contemporaneo coesiste il senso di sfida dei propri limiti, di superamento delle leggi della natura. Qui il pubblico vede rispecchiate le proprie azioni in quelle del performer che testimoniano la rivelazione delle loro più profonde paure, sogni e aspirazioni. Facendo questo condividono la trascendenza dell’arte.
Il Cedac, custode della storia del circo
Jamila Attou, vice responsabile collezioni Cedac
La costituzione del Cedac (Centro educativo di documentazione delle arti circensi) nel 2003, ha fissato un importante tassello nella diffusione culturale del settore circense. Nato dalla volontà dello studioso di circo e regista di spettacoli equestri Antonio Giarola, che si era scontrato con questa enorme lacuna durante la stesura della sua tesi di laurea, il Centro è ad oggi l’unico archivio biblioteca in Italia specializzato nella conservazione e nella tutela del patrimonio circense passato e presente e aperto gratuitamente al pubblico. L’assoluta unicità e specificità del centro è stata riconosciuta anche dal Ministero dei beni e delle attività culturali che ne hanno sostenuto l’apertura e in seguito anche dalla Regione Veneto che ne ha riconosciuto l’interesse locale. La ricca biblioteca è a scaffale e completamente catalogata in SBN (Online Public Access Catalogue) e conta circa tremila volumi italiani ed esteri, derivati da acquisti e donazioni, ed è in continuo aggiornamento. Sono conservati anche moltissimi programmi di sala dei principali circhi italiani e anche esteri.
foto archivio Cedac
L’emeroteca invece consta circa 30 titoli nazionali e internazionali ed è anche questa in continua espansione, grazie anche ai numerosi scambi. La fototeca conta più di quindicimila fotografie, fotocartoline e diapositive, delle quali è in atto un lavoro di digitalizzazione con la riordinazione e ricomposizione dei vari servizi fotografici arrivati al Centro purtroppo smembrati. Il Cedac fin dalla sua apertura, in quanto Centro di documentazione, ha lavorato al fine di produrre un continuo aggiornamento del sistema informativo e documentale relativo al circo e alle numerose forme di spettacolo anche ad esso affini. L’obiettivo del lavoro svolto quotidianamente è la diffusione e la circolazione dell’informazione, in forma attiva, scientifica e attendibile.
foto archivio Cedac
Grazie anche al sito www.archicedac.archiui.com che recupera una memoria fragile come quella circense mettendola a disposizione in modalità open source di studiosi e appassionati. Si tratta di un progetto innovativo per il settore che punta al coinvolgimento di chiunque possa fornire aggiornamenti o materiali utili alla sua implementazione al fine di valorizzare questo patrimonio estremamente complesso e stratificato.
---------
INDICE
IL DOC | LE STORIE
IL PODCAST | FOTO D'EPOCA