Dal 13 al 18 luglio 1970 si svolge a Roma il XV Congresso della Fiom, il primo dopo il cosiddetto “autunno caldo” del 1969. La relazione introduttiva e le conclusioni sul tema “Democrazia operaia e unità di classe per costruire dalla fabbrica un sindacato nuovo” sono tenute dal segretario generale Bruno Trentin. Durante le giornate del Congresso viene proiettato per la prima volta a Roma il film Contratto. Scene dall’autunno caldo dei metalmeccanici di Ugo Gregoretti, sintesi filmica delle grandi lotte operaie degli ultimi mesi del 1969, prodotta dalla Unitelefilm per Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil.

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Nel 1969 sono interessati al rinnovo del contratto oltre sei milioni di lavoratori: di questi 2.380.000 sono metalmeccanici, chimici ed edili. Alle rivendicazioni contrattuali se ne aggiungono altre, come il diritto alla casa. Il 19 novembre 1969 l’Italia si ferma. Un successo enorme, con oltre 20 milioni di dipendenti pubblici e privati che incrociano le braccia e paralizzano di fatto il Paese per 24 ore.

Fiom, Fim e Uilm indicono a Roma una manifestazione nazionale per il 28 novembre, la prima organizzata da una singola categoria. Nonostante gli inviti a chiudere le saracinesche dei negozi e a tenere a casa i bambini, il successo della manifestazione è enorme e un corteo lungo cinque chilometri riempie Piazza del Popolo.

“Fu la prima manifestazione sindacale di massa nella Capitale dagli anni del dopoguerra”, dirà anni dopo Bruno Trentin: “E fu certamente la prima di quelle dimensioni. Ma ancora una volta non fu la dimensione - più di 100 mila lavoratori venuti da tutta Italia - il fatto più importante, bensì la mobilitazione che la rese possibile; l’autotassazione di centinaia di migliaia di lavoratori per mandare i loro compagni a Roma; il sacrificio di dover sopportare, per molti di questi, due notti in treno e una giornata massacrante di cortei, per poi ritornare al lavoro all’alba del secondo giorno; la disciplina incredibile di cui furono capaci i lavoratori quando ‘sbarcarono’ in una città terrorizzata da una campagna di stampa senza precedenti; il cordone ‘sanitario’, fermo ma pacifico, con il quale i vari gruppi estremisti furono isolati dai diversi cortei di operai e di studenti che convergevano verso piazza del Popolo; il silenzio totale che interrompeva una manifestazione gioiosa e piena d'invenzioni ludiche (nella quale esplodeva la fierezza di ritrovarsi insieme, ognuno con la propria identità di origine, di regione, di comune, di fabbrica) ogni volta che i cortei passavano davanti a un ospedale”.

I tre segretari generali, Macario per la Fim, Benvenuto per la Uilm, Trentin per la Fiom, ribadiscono le motivazioni e le ragioni della lotta per il rinnovo contrattuale e l’impegno per una più generale battaglia per reali riforme strutturali, sociali ed economiche. Riforme che si concretizzano pochi mesi dopo con la firma dell’accordo dell’8 gennaio 1970. Tra i risultati più rilevanti la riduzione dell’orario settimanale a 40 ore, il diritto di assemblea in fabbrica, significativi aumenti salariali, il riconoscimento dei rappresentanti sindacali.

“Il sindacato varca quindi i cancelli della fabbrica - scriverà Sindacato Moderno - con tutto il suo potere e la sua forza (…) Un sindacato che ha avuto la capacità di collegarsi direttamente ai lavoratori e di saldare a un confronto di massa permanente ogni suo atto, e che in questo modo è riuscito a dispiegare un imponente movimento rivendicativo in questi ultimi anni e a vincere una grande battaglia contrattuale. Il potere che oggi abbiamo tradotto anche in norma contrattuale, non è e non sarà soltanto scritto sulla carta, ma è un potere reale dei lavoratori e per i lavoratori. Si tratta cioè di un punto di partenza”.