L’inflazione rilevata dall’Istat, che ad aprile ha raggiunto quota 6,2 per cento, sta mettendo in ginocchio i pensionati, tanto che un anziano su due in Veneto è in difficoltà con il pagamento delle bollette. A rivelarlo è un’indagine realizzata dallo Spi Cgil regionale attraverso un questionario a cui hanno risposto in pochi giorni oltre mille persone. Nel dettaglio, il 55,1 per cento dei pensionati veneti denuncia che i rincari di luce e gas stanno influendo in modo decisivo sul bilancio di fine mese. Una situazione molto complessa determinata da un’inflazione che ha superato, e di molto, il tasso dell’1,7 per cento registrato nel 2021 e utilizzato per l’adeguamento delle pensioni nell’anno in corso.

Come conferma una recente analisi dello Spi, nei primi tre mesi dell’anno una coppia “tipo” di anziani veneti ha speso circa 82 euro in più dello stesso trimestre del 2021 per l’energia, rincarata del 131 per cento da gennaio a marzo (fonte Arera), e 165 euro in più per il gas (aumentato del 94 per cento). Ciò significa che i due pensionati solo per le forniture hanno sborsato 247 euro in più rispetto all’anno precedente, 123,5 euro a testa. L’impatto dei rincari è mitigato dalle strategie di contenimento adottate dall’81 per cento degli anziani, anche perché il 72,8% del campione coinvolto nel questionario riteneva insufficienti gli interventi messi in campo dal governo.

Oltre alle bollette, ci sono altri rincari che stanno minando i redditi . Infatti il 12,5 per cento di quanti hanno risposto alle domande indica nell’aumento del costo del carburante la seconda causa della perdita del potere d’acquisto, mentre un altro 10,6 è in difficoltà con l’impennata dei prezzi nel carrello della spesa. Per fare fronte a questa situazione, sono molte le richieste nei confronti del governo. Un pensionato su due chiede l’adeguamento “in corsa” all’inflazione reale dell’assegno previdenziale per recuperare il potere d’acquisto eroso dai rincari. Il 25,6 per cento suggerisce di abbassare la tassazione sulle pensioni, che è la più alta d’Europa, il 12,5 invoca l’innalzamento degli assegni più bassi.

“In tanti hanno sentito l’esigenza di dire la loro e questo è sempre un buon segnale - commenta Elena di Gregorio, segretaria generale Spi Cgil Veneto -. La povertà cresce e i prezzi si impennano e per tanti pensionati la situazione si fa sempre più difficile. Chiediamo al governo di valutare la situazione dei nostri anziani che stanno perdendo potere d’acquisto a causa di un’inflazione programmata all’1,7 per cento. Chiediamo l’estensione del bonus energia oltre i 12 mila euro di reddito Isee, l’innalzamento della quattordicesima per le pensioni più basse e l’ampliamento della platea dei beneficiari e un intervento serio sul fisco, perché è inaccettabile che pensioni e lavoro dipendente siano tassate più delle rendite finanziarie. È il momento di intervenire a sostegno dei più fragili attraverso una redistribuzione della ricchezza prodotta nel Paese. Il bonus di 200 euro previsto nel decreto aiuti è una prima risposta ma rimane una soluzione tampone che non aiuta in modo strutturale a superare l’impennata dell’inflazione”.

Oltre ai rincari, la principale preoccupazione dei pensionati veneti in questo periodo è legata alla guerra in Ucraina. Lo dice il 45,1 per cento del campione coinvolto. Il 18,6 degli anziani è preoccupato invece dalla pensione troppo bassa e un altro 19,8 dal lavoro di figli e nipoti. La pandemia, invece, fa molta meno paura di prima, tanto da passare in secondo piano rispetto all’inflazione e al conflitto. In ogni caso, le prospettive per il futuro non sono per nulla rosee: il 60 per cento dei pensionati lo vede “incerto”, ma il 22 ha prospettive “negative” o “molto negative”.