Diminuire, o quantomeno congelare le addizionali locali sull'Irpef, per tutelare le fasce sociali più deboli dall’aumento dell’inflazione. A chiederlo è lo Spi Cgil Friuli Venezia Giulia, con un appello alla Regione e agli enti locali. “Il dato nazionale è passato dal 5,7% di febbraio al 6,7% di marzo, e nella nostra regione l'inflazione è più alta, con province come Trieste che si attestano sui valori medi più elevati in Italia”, spiega il segretario Roberto Treu.

“Il differenziale è già di cinque punti, servono misure di sostegno subito, in particolare a sostegno dei redditi bassi e medio bassi”, prosegue l’esponente sindacale, rimarcando che “solo sulle utenze è prevedibile un aggravio di spesa di mille euro l'anno”. Occorre dunque che le utility, controllate dagli enti locali, destinino “parte dei propri cospicui utili per una politica di riduzione dei costi”.

Secondo Roberto Treu, la rimodulazione dell'Irpef in seguito alla riforma approvata dal governo “non porterà in Friuli Venezia Giulia significativi benefici ai pensionati: i risparmi fiscali non superano i 200 euro”, e per la maggior parte dei pensionati a reddito basso e medio basso si tratta di poche decine di euro”.

La proposta dello Spi Cgil è di “istituire un fondo a sostegno della riduzione delle addizionali dei Comuni, concentrata sui redditi più bassi”. Gli enti locali “possono definire nuove aliquote anche oltre il termine del 31 marzo, nel caso in cui non abbiano già approvato i bilanci”.