Il rapporto semestrale presentato dalla Dia al Parlamento rappresenta un utile strumento di lavoro nell'azione di contrasto al fenomeno della infiltrazione mafiosa nell'economia, nella società civile e nelle istituzioni. Fornisce dati dettagliati sulle attività delle varie cosche e sulle loro presenze nelle singole regioni, nonché alcuni fatti e circostanze che aggiungono ulteriori indicazioni di lavoro.

Ci preme, a riguardo, sottolineare innanzitutto la conferma, che emerge esplicitamente dal Rapporto, di una nostra ormai radicata convinzione di come le mafie "si stanno muovendo secondo una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio. Questo ultimo fattore è ritenuto, infatti, elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza".

In secondo luogo, il rapporto ci consegna un quadro assai inquietante circa il sistema diffuso di professionisti, collaboratori e complici al tempo stesso, del sodalizio mafioso. Quasi tutte le inchieste evidenziano la presenza di quella che ormai comunemente viene denominata "zona grigia". Una zona formata da commercialisti, avvocati, liberi professionisti che rappresenta per le mafie una sorta di "valore aggiunto" e che consente loro di realizzare operazioni finanziarie e commerciali sempre più importanti e raffinate: dalla vendita di fatture false, alle transazioni internazionali, alla compravendita di aziende attraverso prestanomi, al riciclaggio bancario, eccetera.

Lo stesso rapporto rileva infatti una crescita esponenziale di variazioni societarie e del turn-over di cariche e di partecipazioni nelle imprese, nonché le variazioni di natura giuridica e/o del capitale sociale. "Il settore maggiormente interessato da variazioni societarie è quello immobiliare, seguito dal commercio all'ingrosso, mentre per le società colpite da interdittive il settore maggiormente interessato è rappresentato dalle società di costruzioni".

Tutti segnali, questi, che dimostrano come le variazioni societarie rappresentino uno strumento del quale le associazioni criminali spesso si avvalgono per inquinare e impossessarsi del sistema economico sano e legale. Lo scopo principale di tutto ciò è quello, per le organizzazioni criminali, di utilizzare il sistema finanziario per riciclare il danaro sporco realizzato attraverso le molteplici attività malavitose, in primo luogo quella del narcotraffico. In questo senso assume particolare importanza lo studio e la rilevazione delle segnalazioni di operazioni sospette (S.O.S) alle quali sono tenuti i così detti soggetti obbligati come le banche, i commercialisti, i notai eccetera.

Anche queste, come rilevato dalla Uif, l'ufficio della Banca d'Italia preposto a questo lavoro di analisi, sono purtroppo in aumento esponenziale, a dimostrazione che le attività mafiose stanno crescendo. Le mafie hanno di fatto cambiato ritmo. Hanno fretta e non attendono, come hanno finora fatto, che le aziende vadano in crisi per proporre i loro "servizi" e alla fine appropriarsi di quella azienda.

Le mafie hanno "annusato" che in gioco ci sono adesso i miliardi del Pnrr e vogliono avere la possibilità di partecipare alla spartizione e accaparrarsene il più possibile. Per questo hanno intensificato la costruzione di una rete, dove la cosiddetta zona grigia rappresenta il fulcro centrale. Non solo. L'enorme quantità di danaro di cui dispongono le spinge a bussare alle porte delle imprese sane con l'intenzione di acquistarle. Hanno, infatti, bisogno di imprese sane e legali per partecipare alla spartizione delle risorse del Pnrr.

Poi c'è il tema della corruzione. Anche in questo caso si incontra, purtroppo, l’azione criminale dei sodalizi mafiosi Il Rapporto evidenzia, infatti, come siano in crescita i comuni che vengono commissariati dopo il loro scioglimento per infiltrazioni mafiose. Dice esplicitamente il Rapporto: “In riferimento all'aggiudicazione irregolare di gare e appalti per la realizzazione di opere pubbliche attraverso la leva della corruzione, i sodalizi continuerebbero a consolidare una rete di relazioni utilitaristiche volte ad infiltrare le amministrazioni locali per agevolare le assegnazioni di lavori e forniture di servizi, garantendosi in definitiva sia il controllo del territorio, sia l'ampliamento del consenso sociale anche mediante il compiacente aiuto di professionisti e pubblici funzionari infedeli che vanno ad alimentare la cosìdetta area grigia”.

Mi pare, quindi, che lo stesso Rapporto ci spinga ancora di più a fare ogni sforzo possibile per costruire sul territorio le condizioni per creare quel sodalizio democratico fatto dalle organizzazioni sindacali, dalle associazioni antimafia e dalle istituzioni, che sappia contrapporre al sodalizio mafioso un controllo sociale libero, trasparente e partecipato.

Luciano Silvestri, responsabile del Coordinamento legalità e sicurezza della Cgil nazionale