Tenere i riflettori accessi su Mirafiori e sull'industria torinese dell'auto, raccontando il passato di uno stabilimento cui è legata la storia industriale di Torino. Questo l'obiettivo del “Mirafiori Tour”, promosso dalla Fiom Cgil cittadina ogni secondo sabato del mese. Il primo appuntamento è per sabato 9 aprile, alle 9.45 alla porta 5 dell’impianto (in corso Agnelli), l’iniziativa proseguirà poi fino a luglio.

“Percorreremo assieme alle lavoratrici e ai lavoratori – spiega il segretario generale Fiom Torino Edi Lazzi – una parte del perimetro della grande fabbrica, spiegando alla cittadinanza cos’era quella fabbrica, cosa ha rappresentato per la città, come si è trasformata nel tempo e cosa bisognerebbe fare per rilanciarla. Perché rilanciare Mirafiori vuol dire rilanciare l’economia di Torino”.

Un percorso lungo tre chilometri, della durata di un’ora e mezzo, che dalla porta 5 degli Enti centrali arriva fino alla porta 2, passando per enti centrali, presse e costruzione stampi, meccaniche e Motor village, per concludersi alle carrozzerie dove si assemblano le auto. Saranno appunto le delegate e i delegati Fiom a raccontare la storia del sito produttivo, che si estende per tre milioni di metri quadrati (pari, ad esempio, a 450 campi di calcio), ormai però vuoto quasi per metà.

“Sappiamo che i fasti del passato, con milioni di autovetture prodotte nel 1969, non torneranno più, ma 200 mila esemplari all'anno sono necessari”, continua Lazzi, ricordando che “nel 2019 lo stabilimento ha toccato il minimo storico con 21 mila vetture prodotte in un anno, con un calo del 98 per cento rispetto al record del 1969”.

Il “tour”, dunque, vuole tenere alta l'attenzione sullo stabilimento, ma più in generale sull'industria del territorio. “Il futuro di Mirafiori è un problema non sono dei lavoratori, ma di tutta la cittadinanza. Il calo dei volumi ha comportato negli anni molta cassa integrazione e licenziamenti, in particolare nell'indotto. Bisogna rilanciare la fabbrica, ottimizzando gli spazi inutilizzati e continuando a puntare su attività manifatturiere ed economia circolare”.