“La pandemia ha confermato tutte le criticità e le contraddizioni di un sistema sanitario profondamente indebolito, in particolare nel capitale umano e nell’assistenza territoriale, oltre che incapace di mettere in atto un’unica catena di comando”. Ce lo dice Nino Cartabellotta, medico e presidente della fondazione indipendente Gimbe.

Dopo quasi due anni, possiamo dire che il Covid ha mostrato tutti i nervi scoperti del Servizio sanitario nazionale?

Non poteva andare diversamente dopo l’imponente definanziamento di circa 37 miliardi di euro nel periodo 2010-2019, e con modalità di collaborazione (non sempre leale) tra governo e Regioni a cui l’articolo 32 della Costituzione affida la tutela della nostra salute. Sicuramente la lezione più importante, tanto amara quanto realistica, è che serviva una pandemia per rimettere a centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica il valore di un servizio sanitario pubblico equo e universalistico.

L'emergenza ha però portato a un deciso finanziamento in termini di personale, di prestazioni assistenziali e di infrastrutture nel 2020. Cosa rimarrà di questi fondi? Si tratta di una vera svolta o di un fuoco di paglia?

Per la gestione dell’emergenza sono stati complessivamente assegnati quasi 9 miliardi: 5,138 miliardi nel 2020, col decreto Cura Italia il decreto Rilancio e il decreto Agosto e 3,845 miliardi nel 2021, col decreto Sostegni, secreto Sostegni bis, decreto Legge 105/2021. Dall’analisi di questi investimenti emergono tre ragionevoli certezze: innanzitutto l’esiguità delle risorse investite sul capitale umano; in secondo luogo, le dinamiche governo-regioni e la burocrazia non hanno spesso consentito di spendere in tempi rapidi le risorse assegnate. Infine, è presto per valutare quanti investimenti hanno realmente potenziato il Sistema sanitario nazionale e quanti sono invece stati utilizzate per la gestione diretta dell’emergenza.

I fondi del Pnnr riusciranno a risolvere la situazione, visti anche i ritardi nelle prestazioni e una difficoltà di accesso alle cure senza precedenti per i pazienti non-Covid?

Dipende dal reale obiettivo della Missione salute del Pnnr. Se si tratta solo di “portare i soldi a casa”, sarà sufficiente adempiere alle regole definite dall’Europa e rispettare le scadenze. Se l’obiettivo è mettere le "toppe" ad un sistema profondamente indebolito basterà definire i criteri di riparto tra regioni e tra aziende sanitarie, confidando nel buon senso degli amministratori regionali e locali. Se invece, come auspicabile, si vuole realmente rilanciare il nostro Ssn, servono subito riforme molto coraggiose. Altrimenti, i fondi del piano, per due terzi debiti per le future generazioni, andranno solo a finanziare un costosissimo lifting del Servizio sanitario.