Con una puntualità disarmante, dinanzi alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, qualcuno è tornato a parlare di ponte sullo Stretto. Una sorta di bandiera o di utopia che da oltre mezzo secolo si è rivelato per alcuni una vera e propria gallina dalle uova d'oro. "Ho l'impressione – spiega Giovanni Pistorio, segretario generale della Fillea Sicilia – che si ricominci a parlare di quest'opera ogni qualvolta che gruppi di interesse o personaggi pubblici siano alla ricerca di notorietà".

"Purtroppo – sottolinea il dirigente sindacale – questi signori fanno passare il principio che la realizzazione del ponte sia la precondizione per portare l'alta velocità in Sicilia. Ma si tratta di una discussione surreale". Il dirigente della Fillea siciliana spiega come da anni le merci agroalimentari del ragusano vengano esportate in tutta Europa su gomma e a costi altissimi. "Perché non c'è alternativa e non si è mai puntato sulla ferrovia".

"In Sicilia si potrebbe viaggiare più velocemente – afferma Pistorio – così come si potrebbe attraversare più velocemente lo Stretto, riqualificando solo alcune opere". Intanto per andare da Ragusa a Catania – meno di 100 chilometri – sono necessarie un'ora e 45 minuti. Un treno da Marsala a Catania non lo prenderebbe nessuno: si potrebbero impiegare più di nove ore. La Sicilia al suo interno resta completamente scollegata.