Un presidio per dire no alla Pas (parental alienation syndrome) e per ribadire che l'allontanamento forzoso dei minori dalle madri mette in pericolo bambine, bambini e adolescenti. Dopo l'ennesima condanna della Corte di Cassazione nei confronti della teoria di Gardner, sindacati e movimenti per i diritti civili organizzano la manifestazione “Sui bambini non si PASsa”, per riaffermare la contrarietà alla teoria della “sindrome da alienazione parentale”.

L'iniziativa, che si svolgerà giovedì 17 giugno a Roma (ore 15) in piazza Montecitorio, è promossa dall'ufficio Politiche di genere della Cgil, dal comitato “La PAS non esiste, ma il fatto sussiste” e dal Centro di ascolto mobbing e stalking contro tutte le violenze della Uil.

La “sindrome da alienazione parentale”, teoria mai riconosciuta da psicologi e terapeuti, si basa sulle ricerche dello psichiatra americano Richard Gardner. Il medico, noto per aver difeso uomini violenti e circoscritto la pedofilia, definendola semplicemente “una forma di sessualità atipica”, cercava di allontanare i minori dalle cure e dalle attenzioni materne. Questa dottrina trova ancora applicazione presso i Tribunali civili e minorili italiani, con conseguenze pesanti sulla vita di migliaia di bambine e bambini. Secondo questi verdetti, il rifiuto dei minori di vivere con il padre sarebbe soltanto la conseguenza di una manipolazione delle madri.

La sentenza della Corte di Cassazione ha però sconfessato i costrutti ideologici della Pas, nota anche come “sindrome della madre malevola”. Per la Corte questa teoria si basa su un pregiudizio di genere contro le donne. I dati, d'altronde, parlano chiaro: nella quasi totalità dei casi sono proprio gli uomini segnalati per violenza domestica e violenza assistita a ricorrere alla Pas. Le madri passano da vittime ad accusate e, per paura di perdere i figli, non denunciano uomini violenti.

Come spiegano le promotrici in un comunicato, “nei tribunali ordinari e minorili, complice il proliferare di esose consulenze tecniche di ufficio che sposano il censurato costrutto dell’alienazione parentale, si dà ormai per assunto che quando un bambino, dopo la separazione, rifiuta la relazione con uno dei due genitori, la responsabilità è sempre dell’altro che ne ha condizionato il sentire. La prassi prevede che un’ordinanza del giudice obblighi il minore ad accettare il genitore che rifiuta, spesso senza indagarne le ragioni, arrivando anche a togliere l’affidamento del minore al genitore ‘alienante’ (tipicamente la madre) per darlo al genitore ‘alienato’ (tipicamente il padre), direttamente o con trasferimento in casa-famiglia”.

Secondo la Cgil e le associazioni che aderiscono alla manifestazione si tratta di “un metodo che viola il diritto umano di ogni bambino al rispetto e alla tutela del proprio benessere psicofisico, oltre a far precipitare donne e minori in un calvario giudiziario ed economico senza fine, e a fornire uno strumento collaudato alla difesa di comportamenti abusanti o violenti. Non è un caso, infatti, che sempre più spesso a denunce per violenza domestica corrispondano in sede civile denunce per alienazione parentale”.

Tra i casi di cronaca, l’emblematica storia di Laura Massaro, ancora sottoposta a procedimento presso il Tribunale per i minori di Roma con decreto di allontanamento del figlio undicenne e decadenza dalla responsabilità genitoriale; a Perugia un bambino di soli otto anni è stato appena portato via dalla madre; a Pisa un altro bambino sta rischiando di essere sradicato dal suo ambiente e allontanato dalla madre in seguito all’improvviso rifiuto del ragazzo a vedere il padre, rifiuto di cui però non sono state indagate le ragioni. Una deriva preoccupante in corso già da molti anni, come dimostrano i casi di Michela, nota come “la mamma di Baressa”, a cui venne sottratta la figlia di tre anni, Ginevra, a cui fu sottratta la figlia di soli 18 mesi, figlia che non poté più né rivedere né sentire, e quello di Antonella, considerata madre alienante, il cui figlio, costretto a vedere il padre, venne da lui ucciso in un incontro protetto. Ma come loro tante, tante altre.

Pertanto, il sindacato e i movimenti per i diritti civili chiedono: l’immediata applicazione della Convenzione di Istanbul; a limitazione delle Consulenze tecniche di ufficio (Ctu), e il dovere del giudice di valutare l’idoneità genitoriale, applicando le norme costituzionali che proteggono i minori dalla violenza, comprendendo adeguatamente il senso degli atteggiamenti protettivi materni; il divieto da parte dei giudici di emettere decreti di sospensione della responsabilità genitoriale o decadenza o allontanamento del minore dal suo ambiente familiare sulla base di costrutti non riconosciuti dalla scienza; l’obbligo per il giudice di garantire sempre un giusto processo senza rifarsi a costrutti ascientifici, come l’alienazione parentale, che non comportano l’onere della prova; il rispetto da parte del giudice dell’obbligo di ascolto del minore; il divieto assoluto di prelievi forzosi di allontanamento dalla famiglia di un minore, salvo nei casi previsti dall’art. 403 c.c.; il divieto di insegnamento nei corsi universitari di costrutti non validati dalla scienza.

Alla manifestazione aderiscono la Casa delle Donne di Roma, il Comitato Madri Unite Contro La Violenza Istituzionale, Differenza Donna Onlus, DirRe - Donne in rete contro la violenza, DonnexDiritti Network, Maison Antigone, Padri in Movimento e Rete dei Telefoni Rosa. Prevista anche la presenza di alcune parlamentari impegnate su questo tema. 

Per la Cgil ci sarà Susanna Camusso, responsabile delle Politiche di genere della Confederazione. Questa giornata di protesta rappresenterà l'occasione giusta per chiedere, ancora una volta, una legge che fermi questa deriva e che sia in grado proteggere le donne e i minori coinvolti, troppo spesso oggetto di ricatti e vendette personali. 

Per partecipare alla manifestazione è possibile iscriversi a questo link. Per censurare l’utilizzo dell’alienazione parentale nei tribunali è attiva una petizione. È sufficiente mandare una mail all’indirizzo lapasnonesiste@gmail.com con la scritta “aderisco”.