Il 21 maggio 1945 moriva a Cisano di Bardolino il partigiano Aldo Gastaldi, nome di battaglia Bisagno. Impiegato all’Ansaldo di Sestri Ponente e studente di economia all’Università di Genova, durante la guerra il giovane Aldo viene chiamato alle armi. Dopo l’armistizio dell’8 settembre nasconde le armi ai tedeschi e nelle settimane successive viene contattato tramite Giovanni Serbandini (Bini) dal Partito comunista per dar vita a una formazione partigiana.

Apolitico e cattolico, Bisagno stabilirà per gli uomini della sua Divisione regole molto severe di comportamento - il famoso Codice di Cichero - che i partigiani si impegneranno a rispettare. “In attività e nelle operazioni - recita il Codice - si eseguono gli ordini dei comandanti, ci sarà poi sempre un'assemblea per discuterne la condotta; il capo viene eletto dai compagni, è il primo nelle azioni più pericolose, l'ultimo nel ricevere il cibo e il vestiario, gli spetta il turno di guardia più faticoso; alla popolazione contadina si chiede, non si prende, e possibilmente si paga o si ricambia quel che si riceve; non si importunano le donne; non si bestemmia”.

Sopravvissuto alla guerra Bisagno morirà il 21 maggio 1945 cadendo dal tetto della cabina del mezzo su cui stava viaggiando finendone sotto le ruote. La sua morte improvvisa, avvenuta nei giorni convulsi che seguirono la Liberazione, susciterà tesi diverse, mai però storicamente accertate.

“Fra i primissimi ad accorrere in difesa della sua terra oppressa dal nemico”, Bisagno viene insignito della medaglia d’oro al valore militare con la seguente motivazione: “Partecipava a numerose azioni di guerra alla testa dei suoi partigiani che lo avevano eletto capo per l’indomito coraggio e l’alto spirito di sacrificio, sempre ed ovunque dimostrati. Audace assertore di azioni di sabotaggio, distruggeva con leggendario ardimento e tecnica perfetta importanti opere fortificate avversarie, inseguendo, disperdendo e catturando i nemici atterriti, ma ammirati dalla sua audacia. Mentre completava la sua missione restituendo alle loro case i partigiani superstiti della lotta, suggellava con la morte la sua giovane eroica esistenza”.

Nel mese di giugno del 2019 il cardinale Angelo Bagnasco ha autorizzato l’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione per il partigiano. “Mi pare un segnale molto importante da parte della Curia soprattutto in un momento storico in cui c’è qualcuno che mette in discussione i valori fondamentali della nostra democrazia - commentava la notizia il presidente dell’Anpi Genova e coordinatore di Anpi Liguria Massimo Bisca - Si tratta di una scelta che mette in luce diversi valori a cominciare dall’unità: basti pensare che la divisione Cichero era a maggioranza comunista mentre Bisagno era un cattolico”.

Fra gli animatori della Resistenza in Liguria c’è anche Franco Antolini, membro del Comando militare regionale, che il 18 marzo 1944, finisce nelle mani delle SS. Tre mesi di carcere e di stringenti interrogatori non bastano a strappargli nomi o indicazioni; così i tedeschi lo deportano nel campo di eliminazione di Mauthausen.

L’Archivio storico della Cgil nazionale conserva il documento I primi giorni della Resistenza a Genova (settembre - dicembre 1943). Pagine di un diario non scritto: 21 pagine manoscritte attraverso le quali il partigiano racconta, giorno per giorno, la vita in montagna sua e dei suoi compagni.

Ardesio ha trovato l’ufficiale radiotelegrafista che aspettavamo -  scrive il partigiano nel dicembre 1943 - Lo battezziamo Bisagno Aldo Gastaldi e lo affianchiamo a Bini Giovanni Serbandini. (…) Porto Dante Stanchi ? a Cichero dove già sono Marzo, Bini e Bisagno; il gruppo è di molte decine di uomini. Nasce il problema della… licenza natalizia. I compagni stanno perdendo la nozione di come sia difficile passare dai posti di blocco e venire in città. Soprattutto non si rendono conto dei pericoli delle loro inevitabili confidenze familiari al tavolo di Natale. Battuta a Chiavari per scavare le armi sepolte l’8 settembre: oggi abbiamo braccia disposte ad usarle bene. Rientrano a mezzanotte incolumi: vestiti da contadini hanno sulle spalle alberelli fasciati con piccole radici da un lato e foglie dall’altro. Slegati gli alberi si rivelano fucili truccati. Danze notturne, sulla montagna, complice sicura.