Il Codice degli Appalti "sta funzionando". Lo afferma il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi, commentando i dati contenuti nel rapporto “Infrastrutture strategiche e prioritarie" presentato ieri dal Centro Studi della Camera dei Deputati insieme ad Anac e Cresme. "Lo certificano i numeri, basta con falsificazioni e bugie”, aggiunge Genovesi, ricordando che la normativa "ha già recepito le direttive comunitarie in essere". Per Genovesi "ora occorre attuare quello che manca del Codice, partendo dalla qualificazione delle stazioni appaltanti e, se proprio manutenzione va fatta, essa riguarda alcuni aspetti autorizzativi di dettaglio, non altro.”

I numeri del Rapporto Camera Deputati, Cresme, Anac parlano chiaro: “La media dei bandi passa da 2,8 miliardi prima dell’introduzione del codice (2011-2016) a 7,9 miliardi dopo (2017-2020), e la media annuale dei tempi di affidamento dei lavori passa da 358 giorni prima del codice (2011-2016) a 207 dopo (2017-2020). Sui tempi occorre lavorare ancora, certo - sottolinea Genovesi - ma è innegabile la significativa accelerazione, considerando anche la complessità di diverse nuove opere programmate. I bandi delle opere pubbliche crescono del 143% (43 miliardi nel 2020 rispetto ai 18 miliardi del 2016) e con buona pace anche di chi teorizzava una diminuzione dei bandi di progettazione, è avvenuto l’esatto contrario: erano pari a 289 milioni nel 2016 e sono diventati 1 miliardo e 640 milioni nel 2020. Risultati molto positivi”.

Per il numero uno Fillea rimangono ancora alcuni problemi, "ma se si emanasse presto il decreto attuativo sulla riduzione delle stazioni appaltanti, sulla loro qualificazione per classi di importi e complessità delle opere, e si assumessero subito almeno una parte dei 7-8 mila tecnici mancanti nelle amminiastrazioni pubbliche, avremmo sicuramente un’ulteriore accelerazione. Per queste ragioni anche i richiami nel Pnrr presentato da Draghi con tanto di riferimento ad un nuovo Codice degli appalti attraverso una legge delega sembrano essere più il frutto di una visione ideologica che non di una seria e serena valutazioni degli effetti delle norme, tanto quelle del Dlg. 50/2016 che delle semplificazioni ulteriori introdotte dalla legge 120/2020”.

“Insomma – conclude Genovesi – qualcuno informi il presidente Draghi, sono certo che, come ex Banchiere Centrale, apprezzerà le conclusioni del Rapporto e potrà quindi evitare di perdere tempo a cambiare quelle regole che funzionano e danno i frutti sperati, su cui grandi stazioni appaltanti, imprese e lavoratori programmano investimenti e percorsi di vita”.

Qui il rapporto integrale