Nonostante la pandemia e la crisi economico-sociale che ha prodotto, la corsa agli armamenti non si ferma. Né in Italia, né nel mondo. A dirlo è l'Osservatorio indipendente Mil€x: la spesa militare nel nostro Paese nel 2021 arriva a poco meno di 25 miliardi di euro. Dopo il caso della proposta di 'stimolare' la produzione di armi con i fondi del Recovery plan, le valutazioni effettuate secondo una nuova metodologia dall'Osservatorio portano in dote un nuovo inquietante segnale. L'analisi, ricavata dai dati definitivi degli stati di previsione finanziari dei ministeri coinvolti, evidenzia una crescita annua superiore all’8%.

Per la precisione, il totale della spesa in armamenti in Italia è quest'anno pari a 24,97 miliardi di euro, provenienti in larga parte dal bilancio del ministero della Difesa dedicato a usi militari. A questo si devono aggiungere i fondi del ministero per lo Sviluppo economico destinati all’acquisizione di sistemi d’arma, la ripartizione del Fondo missioni militari allocato sul ministero dell'Economia e i costi delle pensioni militari pagate dall’Inps.

Viene infine sommato il contributo diretto al bilancio della Nato, anche se non è del tutto chiaro dai fondi di quali ministeri venga preso. L’Osservatorio Mil€x ha inoltre valutato alcuni elementi di spesa militare indiretta legati ai nuovi fondi di natura militare in sede di Unione Europea e ai costi della presenza di basi statunitensi sul territorio italiano.

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Le spese militari, in ogni caso, crescono dell’8,1% rispetto al 2020, mentre l'aumento è addirittura del 15,7% rispetto al 2019. Sono in particolare i costi per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma ad aver provocato quest'impennata: per la prima volta il totale complessivo destinato dall’Italia all’acquisto di nuovi armamenti supera i 7 miliardi di euro (la cifra è di poco inferiore ai 7,3 miliardi).

L'Italia, però, non è certo un caso isolato. I più recenti dati diffusi da Sipri (l'istituto indipendente di Stoccolma impegnato in ricerche su conflitto, armi e disarmo ndr) confermano infatti la continua crescita degli investimenti in armi in tutto il pianeta. Spese che nel 2020 sono arrivate alla soglia dei 2 mila miliardi di dollari annui. Pur in un anno tragico, caratterizzato da una pandemia che ha travolto i sistemi sanitari di tutto il mondo, quindi, si registra un aumento del 2,6% della spesa militare che ha raggiunto la cifra record di 1.981 miliardi di dollari, oltre 5,4 miliardi di dollari al giorno. Un aumento continuo e inarrestabile, che negli ultimi dieci anni ha portato a un aumento del 9,3%, e che certifica una nuova corsa agli armamenti a beneficio di pochi e a vantaggio delle industrie del settore difesa.

La spesa globale in armamenti  1988-2020 (Fonte Sipri) 

Solo il bilancio militare complessivo dei Paesi della Nato è oggi di circa 1.103 miliardi di dollari, cioè il 56% della spesa globale. La Cina, poi, ha aumentato il proprio budget militare per il 26° anno consecutivo, e anche India e Russia registrano una crescita, mentre il Regno Unito si issa al quinto posto della lista. La Germania, infine, continua i propri robusti aumenti superando la Francia.

Anche per questo la società civile mondiale è attualmente impegnata nel momento più importante delle “Giornate globali di azione sulle spese militari”, coordinate dalla Global campaign on military spending (Gcoms) con numerose conferenze stampa in tutto il mondo. Le prime sono già avvenute in Nuova Zelanda e nelle Filippine. In queste ore tocca agli Stati europei, per concludersi poi negli Stati Uniti e in America Latina il 17 maggio.

La campagna è promossa dall'International peace bureau (Ipb) e rilanciata nel nostro Paese dalla Rete italiana pace e disarmo. L'obiettivo è informare, ribadendo la richiesta urgente di uno spostamento di fondi, almeno il 10% annuo, dai bilanci militari verso altri obiettivi: la lotta contro la pandemia da Covid e il rimedio alle crisi sociali e ambientali che colpiscono vaste aree del mondo.

"In quest'anno in cui tutti i popoli del mondo hanno sofferto per le conseguenze della pandemia, gli Stati hanno continuato a spendere infinitamente più per le armi e la militarizzazione che per i bisogni delle persone", sottolinea Lisa Clark, co-presidente internazionale di Ipb: "Globale è la pandemia, globale è la crescita delle spese militari, ma globale è anche la nostra campagna”.

“I fondi destinati agli armamenti dal 2001 a oggi sono quasi raddoppiati", spiega Francesco Vignarca della Rete italiana pace e disarmo: "Sono stati i vent'anni della cosiddetta 'guerra al terrore' che, come c'insegna per ultimo il caso Afghanistan, non è servita a nulla. Il rischio è davvero di andare senza freni verso un burrone". Vignarca evidenzia che "la pandemia ci ha dimostrato che le minacce per la sicurezza globale sono ben altre. E il cambiamento climatico è la minaccia peggiore. Ma si fa poco o nulla per cambiare questa situazione. Basti pensare che il 'fondo verde' pluriennale dell'Onu contro il climate change ammonta a circa 8 miliardi. Ed è stato promesso di farlo arrivare a 10 miliardi di dollari, cioè l'importo di soli due giorni di spesa militare globale. Stiamo davvero giocando col fuoco”.