Riaprono le scuole e il tema del trasporto pubblico torna di stretta attualità. Otto milioni di studenti stanno per tornare in classe e secondo la segretaria nazionale della Filt Cgil, Maria Teresa De Benedictis, la ripresa avrà enormi ricadute sul trasporto pubblico locale e i suoi addetti.

“Un coefficiente di riempimento dell’80%, così come richiesto dalle aziende, per noi è irricevibile – afferma De Benedictis – non solo per la salute di lavoratori e utenti ma anche perché una peggiore percezione della sicurezza da parte dei passeggeri incentiverebbe l’utilizzo dei mezzi propri”. La segretaria nazionale della Filt ribadisce quanto affermato nei mesi scorsi: “Fino alla fine dello stato di emergenza, la capienza dei mezzi non deve superare il 50%”.

“Dopo la verifica da parte dei Nas sulla presenza di valori positivi al covid su bus e treni locali – aggiunge la dirigente sindacale – serve ottenere da parte delle aziende la certificazione di sanificazione dei mezzi, così come verifiche sul rispetto dei protocolli su salute e sicurezza sottoscritti il 6 aprile scorso da governo e parti sociali”. Per Maria Teresa De Benedictis, sono proprio i mancati controlli sul distanziamento e sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale a porre, ogni giorno, autisti e personale di stazione in una condizione di estrema difficoltà. Durante l’ultimo anno, infatti, sono state sempre più numerose le aggressioni: “Non è giusto che questa responsabilità ricada sui lavoratori”.

Per De Benedictis, bene il lavoro sullo scaglionamento degli orari concordati ai tavoli con i prefetti. “I sindacati sono stati esclusi dal tavolo – sottolinea la dirigente sindacale – anche se le proposte sullo scaglionamento degli orari e sul ricorso ai bus turistici sono partite proprio dai rappresentanti dei lavoratori. Non sempre, però, le risorse per le corse aggiuntive sono arrivate dove servivano: rispetto agli 1,8 miliardi di euro stanziati per il trasporto pubblico locale, sono stati utilizzati solo 149 milioni per i servizi aggiuntivi. Quindi la differenza è andata tutta a ristoro delle aziende per sopperire ai mancati ricavi. È necessario redistribuire quelle risorse per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro degli autoferrotranvieri scaduto da oltre tre anni. È necessario ridare dignità al salario e al lavoro degli addetti che non si sono mai fermati durante la pandemia e hanno garantito un servizio essenziale per tutta la cittadinanza".