Sono parole d'ordine che hanno il sapore amaro e vecchio di un regime che è stato spazzato via ormai da quasi ottant'anni eppure tornano per fare male alle donne. In Piemonte dove la giunta regionale promuove l'ingresso degli antiabortisti nelle strutture ospedaliere e nei consultori e dove associazioni, sindacato e movimenti femminili hanno alzato la voce proprio per difendere una libertà e un diritto garantiti dalla legge, l'estrema destra tuona antichi slogan: "Figli per combattere, non pillole per morire", "La vita è sacra, difendiamola", "L'Italia ha bisogno di figli non di aborti" e ancora "Libertà di vivere non di uccidere", "Il coraggio di dare la vita non di toglierla".

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Torino, in presidio contro la Regione che apre i consultori agli anti-abortisti

Questa mattina saranno in piazza Castello. Nel pomeriggio in piazza Carignano. A organizzare la protesta la rete Più di 194 voci, di cui fanno parte la Cgil e il coordinamento dello Spi, e Non una di meno. L'ultimo affondo del governo regionale permetterà alle organizzazioni anti-abortiste di fare propaganda negli ospedali e nei consultori
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Parole che vengono sparse e affisse davanti alle strutture sanitarie pubbliche. Quasi una minaccia per chi si appresta a varcare quella soglia, che arriva a pochi giorni dal 25 aprile e dopo un fine settimana che ha visto riempirsi le piazze e la rete di solidarietà nei confronti delle donne piemontesi.


Per le sigle riunite sotto l'ombrello di "Più di 194 voci" si tratta di nuovo di "un attacco ideologico contro i corpi delle donne e la loro autodeterminazione. La destra risponde alle piazze di Torino, del Piemonte e di tante città d'Italia con l'unico linguaggio che conosce. Viene utilizzata, per l'ennesima volta, la metafora della guerra che denota il non aver argomenti di merito e richiamata la demografia, problema serio nel nostro Paese che necessita di investimenti e welfare pubblici - anche della Regione Piemonte".

C'è un problema culturale, denunciano le attiviste: "Per la destra è inaccettabile che si possa affermare la libertà di scelta delle donne. I consultori non sono, e non sono mai stati, abortifici. Sono, e devono rimanere, luoghi aperti che accompagnano e sostengono le donne nella tutela della salute riproduttiva e sessuale. Per questi motivi chiediamo più personale per i consultori, il superamento della cosiddetta obiezione di coscienza, l'accesso gratuito alla contraccezione e alle cure ginecologiche di ogni genere, l'accesso sicuro, gratuito e garantito all'interruzione di gravidanza, un'educazione sessuale nelle scuole per una sessualità consapevole, consultori accessibili, accoglienti e finanziati, consultori per le donne della terza età".

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