L’accelerazione della mortalità e del decremento demografico registrata nel 2020 in Fvg è "evidentemente legata ai decessi legati alla pandemia, che dall’inizio della seconda ondata mostrano un’incidenza praticamente doppia rispetto alla media nazionale, consegnando alla nostra regione un tristissimo primato". A lanciare l'allarme è Roberto Treu, segretario generale Spi Cgil del Fiuli Venezia Giulia.

Per il sindacato del pensionati regionale, infatti, "di fronte a questa constatazione, nessuno può esimersi da un’attenta analisi delle cause di questa situazione. Ecco perché è doveroso ricordare e sottolineare gli errori che hanno segnato la gestione dell’emergenza sanitaria in questa regione". Questi errori per lo Spi sono "la decisione irresponsabile dell’assessore alla sanità di obbligare le case di riposo a tenere nelle strutture i malati Covid";  "il mancato potenziamento dei servizi sanitari territoriali"; ma anche  "il costante calo dei medici di famiglia e l’assenza di un programma per il loro reclutamento" e "il rinvio costante delle assunzioni in sanità, che ha penalizzato i servizi ospedalieri e provocato un aumento esponenziale delle liste d’attesa, con il conseguente peggioramento delle condizioni delle decine di migliaia di cittadini ammalati": da non dimenticare poi: "la mancata programmazione, nell’estate scorsa, di misure adeguate a gestire la prevista seconda ondata, e "la gestione delle vaccinazioni, per le quali sono  ancora da organizzare gran parte degli spazi e dei servizi".

"Se il Friuli Venezia Giulia è oggi la prima regione per contagi e morti (pressoché il doppio della media nazionale) - conclude lo Spi -, ciò non può dipendere solo da un destino cinico e baro. Esistono invece fattori e dati oggettivi che comportano precise responsabilità politiche  e gestionali. Responsabilità che non possono essere sottaciute e minimizzate, per le conseguenze nefaste che hanno avuto sui cittadini di questa regione".