La “linea del tempo” sembra chiara. Sta succedendo in Italia quel che è già accaduto in Gran Bretagna e in altri paesi europei, dove la variante inglese – con la sua maggiore capacità infettiva e la velocità con cui diventa prevalente – ha determinato una nuova, drammatica ondata di contagi.  E il Veneto è tra le regioni dove il fenomeno si sta verificando con evidenza.

C’è da augurarsi che gli errori commessi lo scorso autunno, quando segnali altrettanto inequivocabili di crescita della curva epidemica sono stati a lungo ignorati determinando un numero abnorme prima di ricoveri e poi di decessi nei nostri ospedali, questa volta non si ripetano.

È dunque fondamentale un intervento tempestivo a livello nazionale, senza delegare le decisioni ai presidenti di regione, che hanno già dimostrato di aver imparato poco o nulla dalle terribili vicende dell’anno che abbiamo alle spalle. 

In Veneto, come nel “Giorno della marmotta”, torniamo sempre al punto di partenza: con la richiesta di aprire le piste da sci avanzata prima di Natale e ribadita anche successivamente, con la pretesa di aprire i ristoranti alla sera che risale solo a qualche giorno fa.

E, come se non bastasse, abbiamo anche vissuto la fase della ricerca autarchica dei vaccini sul mercato parallelo, che si è conclusa – inevitabilmente – con un nulla di fatto, alimentando frustrazione e disperazione nelle persone più a rischio, in comunità già piegate dalla crisi economica e sociale.

L’unica restrizione che piace alle regioni è la chiusura delle scuole, con gli studenti magari liberi di bersi l’aperitivo nei bar ai quali cancellare le attuali limitazioni di orario.

Per questo, come Cgil del Veneto, chiediamo al Governo e al ministro Speranza di agire senza indugi, sia con le limitazioni necessarie sia implementando il piano vaccinale su cui, insieme all’Europa, occorre aprire una vertenza molto più ferma con le case farmaceutiche, ché se ci rassegniamo alle dinamiche del mercato – aberranti su un tema come la salute – non usciremo in tempi ragionevoli da questo vero e proprio incubo.

Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto