L'Umbria è ultima nella classifica delle regioni italiane per persone vaccinate contro il Covid in rapporto agli abitanti. Al 5 marzo, aveva ricevuto la seconda dose solo l'1,95% della popolazione, il dato più basso d'Italia, meno della metà di quanto fatto nei territori più virtuosi, come la provincia di Bolzano e la Valle d'Aosta, ma molto al di sotto anche di regioni come Emilia Romagna e Piemonte (fonte: Covid-19 opendata vaccini). Eppure l'Umbria, come noto, è stata uno dei territori – se non il territorio – più colpito dall'ondata di inizio 2021 della pandemia, quella delle varianti (l'inglese e la brasiliana, che ora spaventano il paese) e del ritorno alle zone rosse, con scuole chiuse da settimane, non in procinto di riaprire, e un sistema sanitario sotto enorme stress, a causa delle mancate assunzioni.

“Vedere la nostra regione all'ultimo posto nella classifica delle vaccinazioni fa molto male – commenta il segretario generale della Cgil dell'Umbria Vincenzo Sgalla – tanto più se pensiamo alla situazione che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo in questo inizio 2021, con tassi di saturazione delle terapie intensive che hanno superato il 60% (la soglia di allarme è il 30%, ndr) e il personale sanitario chiamato ad uno sforzo enorme, viste le gravi carenze di organico, sulle quali persino la Corte dei Conti ha richiamato severamente la Regione. E poi, l'Umbria è una delle regioni più anziane d'Italia – continua Sgalla –  e sono proprio gli anziani e le perone fragili che dovremmo rapidamente mettere al sicuro con la campagna vaccinale".

Per questo Cgil, Cisl e Uil, insieme ai sindacati dei pensionati, avevano offerto la nostra collaborazione nell'organizzazione della campagna, "ma ancora una volta la giunta Tesei ha voluto fare da sola – prosegue il segretario Cgil –. Così come avevamo chiesto dall'inizio con forza un coinvolgimento per non lasciare indietro nessuno,  a partire da quelle lavoratrici e dai quei lavoratori che ogni giorno operano fianco a fianco con chi il vaccino, giustamente, lo ha ricevuto o lo sta ricevendo, mentre a loro è negato. Penso ad esempio alle addette alle pulizie negli ospedali o alle cuoche nelle scuole, ma di esempi se ne potrebbero fare molti altri. È insopportabile vedere che ancora una volta ci siano lavoratrici e lavoratori di serie A e di serie B – insiste Sgalla – e su questo come Cgil Umbria abbiamo anche lanciato una campagna su Facebook, sotto l'hashtag #perchéiono”.  

“Alla Regione dell'Umbria troppe volte ormai abbiamo chiesto ascolto, confronto, partecipazione, senza risultati – conclude il segretario della Cgil umbra - Ora è arrivato il momento di alzare la voce ed è quello che faremo nei prossimi giorni. Perché siamo stanchi di vedere la nostra regione sprofondare sempre più in basso”.   (Fab.Ri.)