Questa mattina ci siamo svegliati, ancora una volta, con una notizia di cronaca che parla di caporalato. E ancora una volta ringraziamo la magistratura e le forze dell’ordine per essere – qui più che altrove – un baluardo di legalità. In un territorio in cui da tempo lo Stato ha passato la mano, lasciandoci soli con i nostri drammi, alle Forze di Polizia e alla Procura di Palmi va il nostro plauso.

“Rasoterra” è il nome scelto per questa operazione, che ha portato all’arresto di nove persone colpevoli del reclutamento di lavoratori extracomunitari a basso costo, approfittando del loro stato di estremo bisogno. Sequestrata un'azienda agricola. A riprova del fatto che sono tanti gli imprenditori colpevoli di collusione con il sistema.

Rasoterra come il livello di umanità e di legalità nel quale è precipitata da tempo la Piana di Gioia Tauro. Che continua a contare le vittime di questa infame catena di sfruttamento. In cui alla morte di molti braccianti nei roghi, nei campi, nei trasferimenti dalla tendopoli al luogo di lavoro, si aggiunge la morte di ogni speranza per queste persone e di ogni futuro e redenzione per questa terra.

Siamo stufi di ripeterlo nel silenzio. Nella nostra terra manca tutto quello che serve per superare il caporalato. Mancano politiche di accoglienza che garantiscano ai migranti una casa dignitosa, un lavoro contrattualizzato come la legge dovrebbe assicurargli. Manca il diritto alla felicità, a un’alternativa per sé stessi e per i propri figli. Il lavoro, trasformato in merce da offrire sottocosto, non è più l’occasione di riscatto che queste donne e questi uomini sognavano scappando dalla miseria e dalla guerra dei loro paesi d’origine. È semplicemente schiavitù.

Una situazione diventata l’inferno con l’arrivo del covid. Perché le condizioni igienico-sanitarie, gli spazi angusti, la ferocia del sistema non permette a queste persone di avere gli strumenti per difendersi dall’emergenza sanitaria. Quello che per noi è scontato, l’utilizzo di una mascherina, il sapone igienizzante, persino l’acqua, per loro resta un lusso. Con il risultato che oltre a essere esposti personalmente al rischio di contagi e focolai, diventano essi stessi un rischio costante per l’intera comunità.

Come Cgil non abbandoneremo i lavoratori. Continueremo, tra mille difficoltà e insieme alle realtà sane del territorio, all’associazionismo virtuoso, a stargli accanto, a lottare per i loro diritti, a denunciare, a creare consapevolezza, a dar loro il coraggio di superare gli steccati di omertà, minaccia e paura nei quali sono stati rinchiusi dal sistema. Continueremo ad essere un presidio costante per loro. Nella speranza che si risvegli la coscienza collettiva e che la gente apra gli occhi e si renda conto di quello che accade a pochi metri dal suo giardino.

Solo con l’impegno di tutti e con una rivoluzione culturale potremo scrivere la parola fine in fondo al libro nero del caporalato e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Celeste Logiacco è segretaria generale della Cgil Piana di Gioia Tauro