Il diritto di sciopero è sotto attacco. Anche in Emilia-Romagna, dove la Pam Panorama di Sassuolo, provincia di Modena, che fa parte di una società storica della grande distribuzione, il gruppo nazionale Gecos, ha sostituito, in più occasioni, propri dipendenti in sciopero con responsabili dello stesso punto vendita e con altro personale proveniente da negozi dislocati sul territorio.

È successo più di una volta, infatti, che le lavoratrici del punto vendita, che occupa personale soprattutto femminile, dopo aver proclamato lo stato di agitazione, oltre un mese fa, ni giorni in cui si sono astenute in massa dal lavoro – con picchi che hanno superato il 90% – si siano viste rimpiazzare da altri addetti. Prepotenza su prepotenza, visto che sono già gravi i motivi della protesta, portata avanti per “contrastare le scelte unilaterali e discriminatorie attuate dalla dirigenza aziendale sull’uso degli ammortizzatori sociali”. A denunciarlo i sindacati, come racconta Cinzia Pinton, della Filcams Cgil provinciale.

Il tentativo di neutralizzare le azioni di lotta da parte dell’azienda è stato tale che le lavoratrici hanno dato vita a scioperi a scacchiera su più giornate, individuando orari e giorni su reparti differenti per evitare o comunque limitare la sostituzione durante la protesta.

“Riteniamo il comportamento dell’azienda altamente condannabile  e stiamo valutando eventuali azioni a tutela del diritto allo sciopero” hanno dichiarato Cinzia Pinton, Filcams Cgil di Modena e Pascale Milone, Fisascat Cisl Emilia Centrale.

Grande è la solidarietà e “l’attenzione della clientela fidelizzata di Pam Panorama Sassuolo sulla sorte delle lavoratrici che conoscono personalmente e a cui esprimono giornalmente la loro vicinanza”.

Veniamo alla questione. Gli scioperi territoriali s’inseriscono all’interno di una più ampia agitazione a livello nazionale in merito alle modalità di utilizzo degli ammortizzatori sociali, al ricorso di orari supplementari e straordinari contestualmente alla dichiarazione di esuberi da parte della dirigenza aziendale.

“Gli oltre 7mila dipendenti che ogni giorno lavorano nei 125 centri di distribuzione e uffici – ci ha detto Cinzia Pinton, nel video qui sotto – contribuiscono, con il loro impegno, a fatturati di miliardi di euro, in crescita rispetto agli anni precedenti. Questa è forse la fase più delicata che i lavoratori affrontano dal 2009, quando la società ha disposto unilateralmente la disdetta dell’integrativo aziendale, cancellando in un solo colpo anni di relazioni sindacali e di diritti acquisiti. Da allora l’azienda si nega al confronto con i sindacati. Un atteggiamento ancor più inaccettabile nella fase straordinaria che sta attraversando il nostro Paese, che avrebbe bisogno di scelte condivise per la tenuta dei salari e dell’occupazione”.  

 

 

“Abbiamo anche inviato nei giorni scorsi attraverso le nostre segreterie nazionali – scrivono i sindacati - una segnalazione di procedura irregolare agli enti preposti quali l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, quello Territoriale e l’Inps, denunciando le ripetute violazioni dei principi della rotazione sulla cassa integrazione che vedono lavoratori con gli stessi livelli e mansioni fungibili tra di loro essere collocati in cassa e altri lavorare ininterrottamente concretizzando la violazione dei criteri di scelta”.

I sindacati chiedono la sospensione di questo modo di gestire la cassa integrazione e si augurano di arrivare a un confronto serio sulle modalità di utilizzo di un eventuale ammortizzatore così come sugli esuberi.