Andrea Orlando, vicesegretario del Partito Democratico, è il nuovo ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Draghi. A lui il dicastero guidato fin qui da Nunzia Catalfo del M5s. Tra i punti prioritari che lo attendono nel suo nuovo ufficio di via Veneto c'è innanzitutto quello della riforma degli ammortizzatori sociali e il rilancio delle politiche attive, su cui è stato avviato il confronto con le parti sociali, che spingono per una revisione complessiva dell'attuale sistema in senso universale e con un'attenzione particolare alla formazione. Ma tema ancora più urgente è quello della decisione sulla proroga o meno del blocco dei licenziamenti, oltre il prossimo 31 marzo, insieme al prolungamento della cassa integrazione Covid per far fronte all'emergenza economica e all'impatto della pandemia sul mondo del lavoro. Una delle prime richieste portata dai sindacati al premier Mario Draghi nell'ambito delle consultazioni per la formazione del nuovo governo.

Gli esordi. Nato a La Spezia, ha iniziato da giovanissimo l'attività politica. Nel 1989 diventa il segretario provinciale della Fgci. L'anno successivo la prima elezione a Consigliere comunale nella sua città con il Pci, carica che mantiene, divenendo capogruppo al Consiglio comunale con il Pds alle successive elezioni. Nel 1997 ricopre la carica di assessore alle Attività produttive e in seguito alla Pianificazione territoriale.

L'ascesa. Dal 2000 entra nella segreteria regionale dei Ds come responsabile degli enti locali, e dal 2001 è segretario provinciale. Nel 2003 entra nella direzione nazionale come vice responsabile dell'organizzazione e poi come responsabile degli enti locali. Dal 2006 è responsabile nazionale del partito. Viene eletto deputato dell'Ulivo nel 2006. Confluito nel Partito democratico allo scioglimento dei Ds, nell'aprile 2007, ne diviene responsabile dell'organizzazione. Rieletto nel 2008 per il Pd alla Camera, nello stesso anno viene nominato portavoce del partito da Walter Veltroni, incarico che mantiene anche nella segreteria di Dario Franceschini. Nominato nel 2009 da Pierluigi Bersani presidente del Forum Giustizia del partito, diviene membro della commissione Giustizia della Camera (2010). Nel gennaio 2011 commissario del Pd a Napoli.

2013-2014, Ministro dell'ambiente. Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 è stato alla guida dell'Ambiente, tutela del territorio e del mare del governo Letta. È uno dei promotori della legge sulle emergenze ambientali della Terra dei fuochi e dell'Ilva, che fornisce nuovi strumenti alla magistratura per combattere i roghi di rifiuti, accelera le bonifiche e stabilisce l'uso dell'esercito a scopo di sorveglianza nelle terre contaminate. La legge introduce il reato di combustione dei rifiuti abbandonati o depositati in aree non autorizzate e prevede la mappatura delle aree agricole inquinate.

2014-2016, Ministro della giustizia. Dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016 è stato ministro della Giustizia del governo Renzi, riconfermato nel governo Gentiloni, fino al 31 maggio 2018. Periodo durante il quale è tra i protagonisti dell'approvazione della legge sul caporalato che inasprisce le pene per chi sfrutta i lavoratori.

Alle elezioni politiche del 2018 viene rieletto alla Camera e dal 2019 è vicesegretario del Pd.