La vicenda degli operatori socio sanitari lasciati a casa in due province della Puglia, Brindisi e Bat, è un paradosso. Prendiamo il caso del territorio di Barletta, Andria e Trani. Dal 31 gennaio 164 lavoratori precari che da mesi accumulavano esperienza nella difficile lotta al virus in corsia, sono stati sostituiti da altrettanti operatori da assumere da una ulteriore graduatoria concorsuale, ma sempre a tempo determinato, per soli 4 mesi.

“Si è generato precariato su precariato – ci ha spiegato Luigi Marzano, coordinatore sanità per la Fp Cgil Bat –. Sono nati disservizi che sarebbero stati prevenuti se la nostra Asl, al pari della Asl di Brindisi, avesse accolto l’invito del dipartimento salute e della commissione regionale sanità Puglia nel voler prorogare i contratti scaduti almeno fino alla fine di marzo. Una decisione che avrebbe salvato mesi di preziosa esperienza e formazione maturata sul campo nel corso della prima e della seconda ondata pandemica. Una decisione scellerata, a differenza di quanto stabilito dalla Asl di Lecce e da quella di Taranto, che hanno accolto l’invito della Regione”.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti e ce li spiega bene un'infermiera strutturata nel podcast audio per non apparire in video, “perché ci trattano come delinquenti”. È lei a dirci che i nuovi arrivati dovranno, giocoforza, iniziare da zero ad affrontare un lavoro duro e complesso come quello contro il covid, laddove, è sempre lei a sottolinearlo, sono stati proprio i precari lasciati a casa a insegnare agli stabilizzati la complicatissima vestizione e svestizione che devono affrontare quotidianamente per evitare il contagio. A riprova dell'esperienza acquisita e di una spirale di sostituzioni degli operatori che sembra aver a che fare molto più con la burocrazia e la cattiva gestione che con la logica.

Una vicenda talmente surreale che ieri mattina la Cgil regionale ha tenuto una conferenza stampa sul tema e lo stesso segretario generale, Pino Gesmundo, ha parlato dell’esigenza, arrivati a questo punto, di “evitare uno scontro tra lavoratori” e del timore che si stiano violando delle norme nel momento in cui non si dà spazio al personale più qualificato e quindi più adatto, in piena emergenza sanitaria, a difendere un diritto costituzionalmente garantito come quello alla salute.

Gli ha fatto eco la segretaria generale della Fp Cgil Bat, Ileana Remini, che, in una lettera indirizzata al prefetto, Maurizio Valiante, ha chiesto che “venga garantito il diritto costituzionale alle cure migliori possibili, i LEA e la tenuta sociale”. Nella missiva, inviata per conoscenza anche al governatore pugliese, Michele Emiliano, si chiede agli organi regionali di “voler urgentemente intervenire per far ripristinare il corretto esercizio dell’attività amministrativa in ossequio alle linee guida impartite dal Dipartimento della salute pugliese, affinché non si continui a sconfinare in una sorta di esercizio di autonomia individuale avulsa dall’alveo delle regole acclarate da tutti gli attori sociali e istituzionali che compongono i tavoli di concertazione della Regione Puglia”.

La mancata conferma degli operatori acuisce “in modo drammatico l’insufficiente dotazione organica, tanto da mettere a rischio i livelli essenziali di assistenza, tanto da non permettere agli stessi Oss licenziati di poter beneficiare delle ferie residue, soprattutto in un momento particolarmente delicato, a causa di una emergenza sanitaria che rischia di portare al collasso l’intero sistema sanitario pubblico. Se poi pensiamo alla variante inglese del Covid che, come comunicato dal governatore Emiliano, ha il 70 per cento di velocità del contagio e di pericolosità rispetto a prima, appare evidente che il licenziamento dei precari sia avulso da qualsivoglia logica organizzativa e gestionale, in controtendenza con le linee guida nazionali e regionali e anacronistico rispetto ai modelli organizzativi rispondenti all’attuale complessa emergenza sanitaria. Si sostituiscono precari formati da oltre un anno sul campo di battaglia, con altri precari che avrebbero invece diritto all’assunzione in quanto vincitori di concorso e idonei. Pensavamo che l’emergenza pandemica avesse acceso un faro sulla necessità di rafforzare la sanità pubblica attraverso occupazione buona e stabile, evidentemente non tutti hanno la stessa percezione; anche la pandemia è diventata strumento per generare precarietà e contrapposizioni tra lavoratori”, dice Ileana Remini che sottolinea all’attenzione del prefetto, di cui chiede l’intervento, come sia “evidente che il reclutamento di altri precari abbia implicazioni, sia di natura organizzativa che sociali, i cui effetti hanno una pluralità di conseguenze negative sull’intero sistema sanitario anche in termini di servizi da erogare all’utenza”.

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