“Per la Cgil, per la Sicilia è un giorno di lutto. Scompare un protagonista della nostra storia, della storia della lotta per i diritti degli ultimi, della lotta contro la mafia”. Nelle parole del segretario generale, Alfio Mannino, il cordoglio della Cgil regionale per la morte di Emanuele Macaluso. La Cgil esporrà oggi bandiere a mezz’asta in tutte le sue sedi siciliane. Macaluso, che da giovanissimo era stato segretario generale della Cgil Sicilia, nel 2017, in occasione dei 70 anni della Cgil regionale, è stato insignito dell’onorificenza di Presidente onorario del comitato direttivo.

“Ci mancheranno le sue lucide analisi – aggiunge Mannino – la sua inesauribile memoria di una storia di riscatto sociale che ha contribuito a scrivere”.

 “Con Emanuele Macaluso – dichiara il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo, esprimendo il cordoglio di tutta l'organizzazione sindacale e vicinanza  alla famiglia -  va via non solo un compagno, un dirigente e una grande personalità che ha fatto parte della nostra storia, ma anche una lucida intelligenza capace sempre di leggere il presente con uno sguardo al futuro”.

L’ultimo impegno pubblico importante del protagonista di lotte sindacali e politiche con la Cgil fu il Primo Maggio 2019, Emanuele Macaluso decise di tornare a Portella della Ginestra, concluse il comizio tra le lacrime, ricordando le vittime della strage del 1947.

“Compagni che siete morti qui, non vi abbiamo dimenticati – disse-. Il messaggio che ci avete dato siamo qui per proiettarlo nel domani, proiettarlo con i giovani, con i ragazzi, per costruire una Sicilia migliore, un'Italia migliore. Onore ai caduti di Portella e a tutti i caduti della lotta alla mafia, all'arroganza, alla prepotenza”.
 Non aveva voluto mancare, rispondendo di sì all'invito della Cgil Palermo, a quell' “ultimo appuntamento della mia vita”. Aveva fatto un pezzo di corteo partendo dalla casa del Popolo di Piana degli Albanesi. E poi il comizio, in cui aveva parlato dell'importanza della memoria  per il popolo e della sua formazione dentro la Cgil. “Volevo tornare qui perché questi sono stati i momenti più importanti della mia formazione – ha aggiunto durante il suo intervento -  In uno dei miei libri ho scritto  che per me, che ho avuto  tanti incarichi politici, la mia formazione politica, sociale, umana si è consolidata negli anni in cui sono stato nel sindacato. Quell'esperienza, quella conoscenza, quel rapporto umano con migliaia e migliaia di lavoratori, zolfatari, metallurgici, contadini e  braccianti, mi ha fatto capire quali erano i loro problemi, e come affrontarli”. 
 “Quando gli operai del Cantiere navale scioperavano per quaranta giorni, gli zolfatari per sessanta giorni, con i piccoli commercianti di Riesi che facevano loro credito per dargli  da mangiare,  voi pensate che io la notte potessi dormire, pensando  a quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini? - ha aggiunto al comizio del  Primo maggio del 2019 - Concludere uno sciopero di quegli anni, significava per me, per quelli  che partecipavano,  un modo di diventare uomini, un  modo diverso di concepire il lavoro.  Ho imparato cosa significa la battaglia sociale, la battaglia sindacale, e questo ti resta.  A me è rimasto. Ho fatto tante cose nel partito, ho retto l'organizzazione, poi sono stato deputato, senatore, direttore dell'Unità. Ho fatto tante cose ma la mia esperienza fondamentale, la mia nascita politica e come persona, ha le sue radici qui. Per questo, a 95 anni voglio tornare a dirlo ai giovani. Badate che se non unite la vostra militanza al mondo del lavoro, se non leghiamo e cerchiamo di capire che la questione sociale è la questione fondamentale del nostro Paese, non è possibile fare una sinistra. Ed è quello che - lo debbo dire con amarezza - anche i partiti che si dicono di sinistra non hanno capito.   La questione sociale per un partito di sinistra è la questione essenziale della sua esistenza, la sinistra esiste perché c'è una questione sociale. Inutile pensare di fare una sinistra senza una questione sociale.  Questo è mancato in questi anni”.