Solo il 14 per cento della popolazione studentesca accede infatti alle borse di studio, una percentuale più bassa rispetto a quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale: su 43 sistemi educativi analizzati, l'Italia si trova al ventitreesimo posto per il numero di idonei. È uno dei risultati più allarmanti del rapporto annuale  della Rete Eurydice che compara le tasse universitarie e i sistemi di diritto allo studio degli stati dell'Unione Europea. Ancora una volta, il nostro paese rimane quello che, in rapporto alla spesa pubblica totale, investe meno in istruzione, lasciando così che i costi degli studi ricadano sulle spalle delle studentesse e degli studenti.

Anche per quanto riguarda le tasse, la situazione non migliora: se vi sono ben sette paesi (Danimarca, Grecia, Cipro, Malta, Finlandia, Svezia e Turchia) in cui non si paga alcuna rata per l’iscrizione all’università, l’Italia figura tra i paesi con le tasse più alte, con una media di oltre 1000 euro.

“La combinazione tra gli elevati importi della tassazione e il bassissimo numero di borse di studio influisce pesantemente sul numero delle e degli iscritti all’università, già ampiamente al di sotto della media europea – dichiara Enrico Gulluni, coordinatore dell’Unione degli universitari –. Il rapporto conferma ciò che da anni diciamo: serve la volontà politica di investire pesantemente nell’istruzione, per rendere l’università gratuita e accessibile come già accade in altri paesi, da nord a sud dell’Europa, e per ampliare la platea delle e degli idonei alla borsa di studio, rimodulando i criteri di accesso ai bandi del diritto allo studio”.

“Non è più ammissibile – continua Gulluni – che l’università rimanga appannaggio di pochissimi. È necessario, ora che il nostro Paese si prepara ad affrontare la discussione sui fondi del Next Generation Eu, che lo si faccia con obiettivi chiari e coraggiosi, perché l’università possa davvero svolgere la funzione di ascensore sociale che da sempre rivendichiamo.”