Con il regio decreto n. 2480 del 9 dicembre 1926 le donne sono escluse dalle cattedre di lettere e filosofia nei licei, vengono tolte loro alcune materie negli istituti tecnici e nelle scuole medie, si vieta loro di essere nominate dirigenti o presidi di istituto. Già il regio decreto n. 1054 del 6 maggio  1923 - Riforma Gentile - vietava alle donne la direzione delle scuole medie e secondarie. Per estirpare il male veramente alla radice, saranno raddoppiate le tasse scolastiche alle studentesse, scoraggiando così le famiglie a farle studiare.

La riforma Gentile istituiva, tra l’altro, il liceo femminile. I licei femminili, recita l’articolo 65,  hanno “per fine di impartire un complemento di cultura generale alle giovinette che non aspirano né agli studi superiori né al conseguimento di un diploma professionale”.  Nel liceo femminile si insegnano lingua e letteratura italiana e latina, storia e geografia, filosofia, diritto ed economia politica; due lingue straniere, delle quali una obbligatoria e l’altra facoltativa; storia dell’arte; disegno; lavori femminili ed economia domestica; musica e canto; uno strumento musicale e danza.

“La scuola professionale femminile - recita l’art. 7 - ha lo scopo di preparare le giovinette all’esercizio delle professioni proprie della donna e al buon governo della casa. Nella scuola professionale femminile si insegnano: cultura generale (italiano, storia, geografia, cultura fascista), matematica, nozioni di contabilità, scienze naturali, merceologia, disegno, nozioni di storia dell’arte, economia domestica, igiene, lavori donneschi, lingua straniera, religione”.

Recitava il decalogo della piccola italiana:

Piccola Italiana, questi sono alcuni precetti ai quali devi ispirarti:
Compiere il proprio dovere di figlia, di sorella, di scolara, di amica, con bontà, letizia anche se il dovere è talvolta pesante.
Servire la Patria come la Mamma più grande, la Mamma di tutti i buoni italiani.
Amare il Duce, che ha reso la Patria più forte e più grande.
Obbedire con gioia ai superiori.
Avere il coraggio di opporti a chi consiglia il male e deride l’onestà.
Educare il proprio corpo a vincere la fatica e l’anima a non temere il dolore.
Fuggire la stupida vanità, ma amare le cose belle.
Amare il lavoro che è vita e armonia. 
Piccola Italiana, questo è il decalogo della tua disciplina:
Prega e adoperati per la pace, ma prepara il tuo cuore alla guerra.
Ogni sciagura è mitigata dalla forza d’animo, dal lavoro e dalla carità.
La Patria si serve anche spazzando la propria casa.
La disciplina civile comincia dalla disciplina famigliare. 
Il cittadino cresce per la difesa e la gloria della Patria accanto alla madre, alle sorelle, alla sposa.
Il soldato sostiene ogni fatica ed ogni vicenda per la difesa delle sue donne e della sua casa.
Durante la guerra la disciplina delle truppe riflette la resistenza morale delle famiglie a cui presiede la donna.
La donna è la prima responsabile del destino di un popolo.
Il Duce ha ricostruito la vera famiglia italiana: ricca di figli, parca nei bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede fascista e cristiana.
La donna italiana è mobilitata dal Duce al servizio della Patria.

Tempi lontani? Forse, ma non troppo se diamo un’occhiata a quello che nell’ultimo periodo sta succedendo nei nostri media, specchio, troppo spesso poco edificante, della quotidianità.

Pochi mesi fa un concorrente della nuova edizione di Temptation Island (3 milioni di telespettatori in prima serata su Canale 5) affermava parlando della propria compagna: “Fortunatamente, o sfortunatamente, ho controllo sulla mente di Serena e quindi tiro quello che voglio dalla sua bocca. Spesso quando discutiamo io l’annullo, non la ritengo degna, le dico lascia stare”. “Le ho vietato la palestra - aggiungeva - Non le consento di uscire con le amiche, di utilizzare i social, di fare qualsiasi cosa senza di me. Lei è mia…”.

È di questi giorni la notizia dei consigli sulla spesa sexy al supermercato proposti da Detto Fatto, una trasmissione pomeridiana di Rai 2, così come purtroppo è di questi giorni la notizia di una giovane donna campana uccisa dal Covid. “Veronica Stile - scrive Telenuova comunicando la triste notizia - avvocato, era positiva al Covid 19. Per questo motivo era ricoverata a Napoli per le complicanze della malattia che le avevano intaccato i polmoni. Ma ha dovuto fronteggiare anche complicanze ematologiche. E alla fine il virus ha avuto, purtroppo, la meglio. Veronica, donna gentile, moglie innamorata, mamma premurosa, è spirata la notte scorsa. Era sposata con Rosario Stanzione, brillante giovane imprenditore che, grazie alle sue intuizioni, ha anticipato i tempi imponendosi a livello europeo con la vendita on line di ricambi per telefonini. Insieme al suo amico e socio ha costituito Vendilo, una società che oggi dà lavoro a diversi giovani. Due anni fa ha diversificato il business investendo in alcune pizzerie acquisendo il marchio di successo “O’ Sarracino”. Ex calciatore ha voluto anche aperto un centro sportivo con campi di calcetto. Come il papà Alfonso, dipendente comunale scomparso alcuni anni fa, è molto legato al quartiere Vescovado dove è nato e ancora vive.  Ogni anno si prodiga, come faceva il papà, a tenere viva la tradizione della festa del patrono della città, San Prisco, la cui cattedrale è il simbolo del Vescovado”.

Durante il fascismo la donna era madre e fattrice, un angelo del focolare paziente e incline al perdono, totalmente dedita al maschio di casa da rendere felice (soddisfacendolo anche sessualmente) e dal quale dipendere in tutto e per tutto, sia economicamente che come riflesso di ruolo nella società. Siamo davvero certi che stiamo parlando della narrazione di un tempo lontano?