Nel ventennio
L'incoscienza razziale del fascismo

Il 6 ottobre del 1938 il regime guidato da Benito Mussolini emana una dichiarazione che presto sarà trasformata in regio decreto. I matrimoni misti saranno vietati, agli ebrei sarà interdetto il servizio militare , la proprietà di aziende e beni oltre un certo valore, di lavorare presso enti pubblici e istituti bancari e assicurativi. Il tutto per evitare "incroci e imbastardimenti"
Le leggi razziali del 1938 sono senza ombra di dubbio uno dei capitoli più dolorosi della storia del ventennio fascista. Al Regio decreto legge del 5 settembre 1938 che fissava Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista e a quello del 7 settembre che fissava Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri fa seguito, il 6 ottobre una Dichiarazione sulla razza emessa dal Gran consiglio del fascismo. Tale dichiarazione, pubblicata sul foglio d’ordine del Partito nazionale fascista il 26 ottobre 1938, verrà successivamente adottata dallo Stato sempre con un Regio decreto legge che porterà la data del 17 novembre dello stesso anno.
Il Regio decreto legge n. 1728 - Provvedimenti per la difesa della razza italiana - stabilirà il divieto di matrimoni misti tra ebrei e cittadini italiani di razza ariana. Sarà proibito anche prestare servizio militare o come domestici presso famiglie non ebree, possedere aziende con più di cento dipendenti, essere proprietari di terreni o immobili oltre un certo valore, essere dipendenti di amministrazioni, enti o istituti pubblici, banche di interesse nazionale o imprese private di assicurazione.
Con la Disciplina dell’esercizio delle professioni da parte di cittadini di razza ebraica del 29 giugno del 1939 verranno imposte limitazioni e divieti anche all’esercizio della professione di giornalista, medico-chirurgo, farmacista, veterinario, ostetrica, avvocato, procuratore, patrocinatore legale, esercente in economia e commercio, ragioniere, ingegnere, architetto, chimico, agronomo, geometra, perito agrario e perito industriale. Seguirà l’espulsione totale degli ebrei dall’esercito, il divieto di pubblicazione e rappresentazione di libri, testi, musiche ebree, il divieto di iscrizione nelle liste di collocamento al lavoro.
La dichiarazione recitava:
Il Gran Consiglio del Fascismo in seguito alla conquista dell'Impero, dichiara l'attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni e svolge un'attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti.
Il problema ebraico non è che l'aspetto metropolitano di un problema di carattere generale.
Il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce:
a) il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane;
b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici – personale civile e militare – di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza;
c) il matrimonio di italiani e italiane con stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo consenso del Ministero dell'Interno;
d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio della razza nei territori dell'Impero.
Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che l'ebraismo mondiale – specie dopo l'abolizione della massoneria – è stato l'animatore dell'antifascismo in tutti i campi e che l'ebraismo estero o italiano fuoruscito è stato – in taluni periodi culminanti come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica unanimemente ostile al Fascismo. L'immigrazione di elementi stranieri – accentuatasi fortemente dal 1933 in poi – ha peggiorato lo stato d'animo degli ebrei italiani, nei confronti del Regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che è la psicologia, la politica, l'internazionalismo d'Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l'ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.
Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d'ingresso nel Regno, degli ebrei stranieri, non poteva più oltre essere ritardata, e che l'espulsione degli indesiderabili – secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie – è indispensabile.
La dichiarazione si soffermerà sull'appartenenza alla razza:
Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l'appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:
a) è di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
b) è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
c) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica;
d) non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all'infuori della ebraica, alla data del 1° ottobre XVI.
Nel testo saranno previsti anche alcuni casi in cui non applicare le discriminazioni (per esempio in caso di iscrizione al partito fascista) o l'espulsione degli ebrei stranieri. Sarà sempre escluso l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado.
Durante la seduta del Gran Consiglio, conclusasi nelle prime ore della mattina del 7 ottobre, l’unico gerarca a pronunciarsi contro la dichiarazione sarà Italo Balbo. Emilio De Bono e Luigi Federzoni esprimeranno riserve, Cesare Maria De Vecchi risulterà assente alla seduta. Tutti gli altri approveranno. Non ci saranno dimissioni. Al termine della riunione dirà Mussolini: “Ora l’antisemitismo è inoculato nel sangue degli italiani. Continuerà da solo a circolare e a svilupparsi”.
Parole sulle quali riflettere perché, come diceva Primo Levi “Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. L’antisemitismo è, come il fascismo, un virus mutante probabilmente mai definitivamente morto. Per sconfiggerlo, però, abbiamo dei potenti anticorpi: la cultura, innanzitutto e la memoria.