L’assalto alla diligenza del Recovery fund è partito già all’annuncio della sua costituzione, complice il fatto che 209 miliardi di euro tutti insieme non si erano mai visti arrivare nelle casse italiane. Dalla Confindustria di Bonomi all’associazione dei sindaci, passando da una moltitudine di soggetti, hanno tutti la certezza di essere i naturali destinatari di somme sostanziose, ma non è più il momento di interventi a pioggia, serve una visione d’insieme, come chiedono anche i sindacati.

La messa a punto dei progetti che saranno sostenuti dal Recovery fund necessita di iniziative condivise da tutti gli attori in campo, parti sociali comprese, ci si chiede però chi sarà a decidere, vista anche la frammentarietà interna al governo. Secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, sarà un lavoro collegiale che vedrà in campo tutti i ministeri, ma la responsabilità finale del punto di sintesi spetterà alla presidenza del Consiglio, alla quale i rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto una rapida convocazione.

Per Baretta “le risorse non mancano si tratta di decidere uno schema di priorità che coinvolga imprese e mondo lavoro. Siamo di fronte a un’occasione, parte del denaro sarà a fondo perduto, parte invece no, quindi bisogna sapere che l’aumento del debito va gestito con grande finalizzazione. Il problema è la sintesi. Non è faticosissimo scegliere le priorità, se ci mettiamo tutti nell’ottica dell’interesse generale, sappiamo tutti di cosa necessitiamo”.

È una questione di gestione politica di una vicenda che non ha precedenti, anche perché non si tratterà di governare l’emergenza, ma i rilancio del Paese. Il sottosegretario all’Economia ci spiega che le grandi necessità del Paese sono principalmente le infrastrutture, il capitale umano e l’eliminazione degli squilibri territoriali. I punti di forza stanno nel fatto che l’Italia è il secondo Paese manifatturiero, il primo per patrimonio artistico e gode di una posizione logistica vantaggiosa. Se si combinano necessità e punti di forza si ottengono tutti gli elementi per avere il quadro generale. “Dopodiché – conclude Baretta - si dovrà procedere con i progetti operativi, forzando sull’aspetto strategico, e questo dovrà essere fatto con un esercizio innovativo”.