“Chiediamo la convocazione degli Stati Generali per la Campania, un appuntamento che consentirà alle forze sociali, politiche ed imprenditoriali di confrontarsi sulle scelte da prendere in tempi brevi. Crediamo che la nostra regione non possa permettersi di perdere tempo nella programmazione, incalzando da subito il Governo centrale nelle scelte da compiere”.

Nicola Ricci, segretario generale della Cgil Campania, lancia una proposta al governatore De Luca, appena riconfermato dalle recenti elezioni regionali: avviare un momento di ascolto e confronto su temi e proposte che possano trainare il territorio fuori dalla crisi sanitaria, economica, occupazionale.    

“La Campania – ricorda Ricci - in questa crisi paga lo scotto di essere passata negli ultimi posti negli indici di competitività infrastrutturale, fermandosi al 73 per cento, rispetto a regioni del Nord come la Lombardia e l’Emilia-Romagna (i cui indici di competitività sono rispettivamente al 124 e 122 per cento) ponendola al 134esimo posto tra le Regioni in Europa. Dall’inizio del 2020 sono state autorizzate 15 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria e 1,5 milioni di ore di cassa integrazione straordinaria, mentre sono 65mila le richieste di cassa integrazione in deroga e 30mila quelle presentate dagli artigiani”.

Nella denuncia della situazione da parte del leader sindacale anche il divario digitale che colloca la Campania al 16esimo posto su 21 regioni, davanti solo a Puglia, Sicilia e Calabria. Divari che si registrano anche in sanità, con la spesa pro-capite ferma a 28 euro contro gli 89 dell’Emilia-Romagna e gli 81 della Toscana.

“Gli Stati Generali – sostiene Ricci – possono diventare un luogo decisionale e di confronto decisivo con Cgil Cisl Uil Campania per ragionare sull’utilizzo delle risorse ordinarie, su quale sarà l’impostazione della legge di bilancio regionale, la programmazione dei fondi 2021/2027 e su quale sarà il ruolo che la Campania avrà nel quadro finanziario pluriennale per le Politiche di Coesione che, secondo le stime della Commissione europea, subirebbe una riduzione del 6 per cento. Per noi le priorità restano la riduzione del divario territoriale in regione, la crescita del reddito personale e del benessere delle persone, portare la crescita occupazionale al 10 per cento entro la fine del 2020, un piano straordinario sul versante industriale, un piano regionale sui trasporti, una sanità più diffusa e più vicina ai territori, grandi investimenti sul digitale, ricerca, formazione e istruzione”.