“Senza scuola non ci sono diritti”. Questo lo slogan scelto per la “mobilitazione” indetta dal comitato Priorità alla scuola e che si svolge oggi (26 settembre) a Roma a piazza del Popolo a partire dalle 15.30 (la si può seguire in diretta su Collettiva.it). Alla manifestazione saranno presenti in modo massiccio – insieme a oltre 80 associazioni – Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams. Giungeranno a Roma le delegazioni di cittadini e cittadine aderenti ai comitati locali di Priorità alla scuola provenienti da 30 città italiane: Arezzo, Bologna, Catania, Chieti, Faenza, Firenze, Genova, Imola, Livorno, Lucca, Mantova, Massa Carrara, Milano, Modena, Padova, Palermo, Perugia, Pescara, Pisa, Pistoia, Pontedera, Prato, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno, Siracusa, Terni, Torino, Verona, Vicenza. Sul palco anche la musica degli Assalti Frontali e di Merel Van Dijk.

I sindacati in un comunicato unitario chiedono al governo di darsi obiettivi di grande respiro strategico, e cioè assumere istruzione e formazione come “temi centrali nelle scelte di investimento, a partire dalla destinazione delle risorse del Recovery fund”. Tutto questo anche per “rinsaldare l'alleanza tra scuola e società, riconoscere al lavoro nella scuola dignità e giusto valore”, e per “garantire su tutto il territorio nazionale edifici scolastici sicuri e adeguati a una didattica innovativa, rimuovere alla radice le cause di un divario digitale legato a insufficienze nella dotazione di dispositivi e nella rete di connessione”.

Naturalmente ci sono anche problemi da risolvere nell’immediato. Pesa soprattutto, per l'avvio dell’anno scolastico, la situazione degli organici, con il flop delle immissioni in ruolo (poco più del 20 per cento delle oltre 80.000 preventivate), la difficoltà nella chiamata dei supplenti, i banchi monoposto che non arrivano e più in generale la situazione di incertezza che pesa sull’intera comunità scolastica a partire dallo stato comatoso degli edifici 

I sindacati non risparmiano giudizi severi sull’operato del governo, la cui azione per le cinque sigle si è rivelata “del tutto insufficiente, contrassegnata da incertezze e ritardi anche nella finalizzazione delle risorse stanziate per rafforzare le dotazioni organiche, insieme a una gestione del reclutamento segnata da limiti e contraddizioni evidenti, con grave pregiudizio della stabilità del lavoro”.

Su questi temi le organizzazioni dei lavoratori “chiedono che si apra da subito una fase di intenso confronto con l'amministrazione e il governo, mentre sollecitano l'avvio dei negoziati per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto nel 2018. È sulla base di ciò che saranno valutate le ulteriori mobilitazioni”.