La Piana di Gioia Tauro è terra di 'ndrangheta. Da qui esercitano il loro potere alcune tra le 'ndrine più potenti dell'organizzazione mafiosa: i Piromalli, i Molè, i Pesce e i Bellocco, i Longo-Versace, solo per citarne alcune. Ma la Piana è anche terra di antimafia, come rivendica con orgoglio don Pino Demasi, parroco di Polistena e referente di Libera per la Piana. Don Pino è un nodo, un nodo di una rete che nel corso degli anni si è andata allargando. Una rete fatta di pezzi di società civile, ma anche di istituzioni, forze dell'ordine, imprese che rifiutano il racket e pezzi di sindacato, la Cgil in particolare, che hanno messo la battaglia contro le mafie, per la legalità e la giustizia sociale al primo posto della propria agenda politica.

Celeste Logiacco, giovane sindacalista, segretaria generale della Cgil della Piana di Gioia Tauro, è un altro importante nodo di questa rete. “In un territorio come il nostro - dice - assoggettato al rigido controllo della criminalità organizzata e in cui assistiamo quotidianamente alla svalorizzazione del lavoro, alla sua mercificazione e all’aumento della soglia di ricattabilità delle persone, la legalità è la precondizione fondamentale per ogni ipotesi di sviluppo”.

Ecco perché la Cgil in questo territorio ha deciso di intraprendere un percorso comune con tante realtà sane della Piana, che, proprio facendo rete, provano a resistere alla pressione mafiosa. In questo video ne raccontiamo alcune, come la figura di Nino De Masi, imprenditore di Gioia Tauro costretto a mantenere un presidio dell'esercito davanti ai cancelli della sua azienda per le gravissime minacce ricevute. O come Michele Albanese, giornalista che da anni vive sotto scorta per il suo impegno contro la 'ndrangheta. O ancora come don Pino Demasi, nodi, compagni di viaggio, simboli di una Calabria che resiste e che testardamente ha deciso di dire no alla ‘ndrangheta, anche a discapito di pezzi della propria libertà, o mettendo a rischio l'incolumità personale e familiare.

“Il lavoro si crea costruendo una cultura alternativa a quella mafiosa – conclude Logiacco – e sono convinta che, con il reale contributo di tutti, trovando una forte convergenza sociale e politica, la battaglia contro la ‘ndrangheta si possa vincere. Da questo dipenderà il presente e il futuro di questa terra e del nostro Paese”.