Nell’elenco dei campi di concentramento italiani, che porta la data 13 ottobre 1942, redatto dallo "Stato Maggiore del Regio Esercito", il luogo delle “Casermette" di Colfiorito, viene rubricato come Campo di Concentramento n°64 PG (prigionieri di guerra). In realtà, la storia del campo di Colfiorito, piccola località sull'appennino al confine tra Umbria e Marche, costituisce una vera e propria antologia tipologica delle strutture repressive messe in atto dal regime fascista. In questo campo vennero internati, infatti, tra il 1939 e il 1944 moltissimi oppositori, sia civili che militari, stranieri e italiani. 

Molti furono gli antifascisti confinati nelle “Casermette”. Tra questi vi furono numerosi sindacalisti, soprattutto provenienti dal nord (Lombardia, Liguria e Piemonte), personaggi di grande rilievo, come Carlo Venegoni, che avrebbe poi partecipato con un ruolo di primo piano alla Liberazione di Genova e successivamente guidato le Camere del Lavoro della stessa Genova e di Milano. O come Lelio Basso, esponente di spicco del socialismo italiano e membro dell’assemblea costituente. 

Ma oltre agli italiani, il campo di concentramento fascista di Colfiorito fu attraversato da migliaia di oppositori stranieri del fascismo, provenienti in particolare dai paesi balcanici. Molti di questi uomini, per lo più montenegrini, avrebbe poi svolto un ruolo determinante nella Resistenza armata al nazifascismo al fianco dei partigiani italiani.  Lo Spi Cgil, il sindacato delle pensionate e dei pensionati, da tempo, in collaborazione con i sindacati di Francia e Spagna, sta lavorando alla costruzione di un percorso dei luoghi della Resistenza europea: in questo percorso le “Casermette" di Colfiorito rappresentano una tappa importante.