I due cosiddetti “decreti sicurezza”, varati dal precedente governo dietro forti pressioni politiche dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini e approvati a scatola chiusa dalla maggioranza parlamentare dell’epoca, hanno tradito in primo luogo gli obiettivi che demagogicamente e artatamente sono stati propagandati per approvarli: garantire maggiore sicurezza ai cittadini e dare alle forze di polizia la capacità di operare in maniera più concreta, rapida ed incisiva. 

Pur valutando in maniera positiva alcune parti, come ad esempio lo stanziamento di risorse, sebbene esiguo, per le lavoratrici e i lavoratori in divisa e per il miglioramento delle dotazioni di apparati di videosorveglianza degli Enti territoriali, si avverte forte la necessità di abrogare immediatamente questi raffazzonati decreti sicurezza che si pongono, a mio avviso, in stridente contrasto con la nostra Costituzione.

Si pensi ad esempio all'abolizione della protezione umanitaria e alla soppressione degli Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che ha prodotto 2 effetti: tantissime donne e uomini senza lavoro, senza casa e senza documenti in giro per le nostre città e i nostri paesi, col rischio di diventare manovalanza ancor più sfruttata da organizzazioni criminali e imprenditori senza scrupoli, nonché un pesante aggravio del lavoro di polizia e carabinieri proprio in ragione di una maggior presenza di queste persone fuori da centri e strutture di accoglienza che, pur con tutti i limiti, garantivano la possibilità di un controllo cogente. La collocazione ex lege di un grande numero di soggetti in condizione di illegalità forzata comporta la contestazione di un maggior numero di violazioni penali ed amministrative che si abbattono sui già sofferenti uffici di Prefetture, Procure e Tribunali.

 

 

Per non parlare poi della specifica disposizione "contra naves" che, nell'ambito dell’asserito e sventolato contrasto all'immigrazione clandestina, mette a rischio la vita dei migranti - famiglie, donne, bambini - negando nei fatti il soccorso in mare e che assegna alle Prefetture una potestà sanzionatoria non prevista dal nostro ordinamento, in violazione del principio di divisione dei poteri, sottraendola al vaglio democratico di un soggetto autonomo ed indipendente qual è la magistratura. 

V'è poi l'introduzione di uno sgangherato strumento investigativo che permette lo svolgimento di operazioni sotto copertura per il contrasto all'immigrazione clandestina, strumento che snatura le funzioni del poliziotto, facendolo pericolosamente scivolare ad agente provocatore le cui condotte sono tra l'altro punibili! 

Infine, ma non meno importanti, occorre rivedere le norme relative alle pubbliche manifestazioni: dietro il demagogico annuncio dell'inasprimento delle pene per i manifestanti violenti, infatti, si nasconde non certo la volontà di tutelare cittadini e forze di polizia quanto l'obiettivo di limitare la libertà di espressione e di pensiero. Ed è ben strano che oggi, a fronte di legittimi provvedimenti di limitazione delle nostre libertà legati all'emergenza sanitaria, chi ieri proponeva strette illegittime di principi costituzionalmente garantiti oggi, dall'opposizione, contesti energicamente norme che si sono rese necessarie per motivi di salute pubblica, così come tra l'altro previsto dalla nostra Carta. 

Le evidenti forzature presenti in queste norme sono state già oggetto di censura da parte di alcune sentenze culminate in quella della Corte di Cassazione-Sezioni Unite (n. 29460/2019), che ha dichiarato irretroattivo il decreto sicurezza e confermata la necessità della valutazione comparativa per il riconoscimento della protezione umanitaria.  Basterebbero queste poche motivazioni, senza dilungarsi in altre spiegazioni, per capire che chi ha a cuore la sicurezza, la democrazia e la funzionalità dell’Italia deve firmare questa petizione per abrogare i (falsi) decreti sicurezza varati nel 2018 e nel 2019.

Daniele Tissone è il segretario nazionale Silp, sindacato di Polizia della Cgil