Insegnanti, educatori, genitori, semplici cittadini e cittadine: tutti in piazza alle 18.00 per dire che la scuola è una priorità e che bisogna rientrare in classe a settembre con sicurezza, certo, ma anche con un’idea forte di ciò che debba essere la scuola della Costituzione. La mobilitazione – indetta dal comitato “Priorità alla scuola” - ha avuto l’adesione convinta della Flc Cgil. 

Siamo in una fase ancora nebulosa e nella quale, anche se a parole per tutti dopo l’estate si ricomincia, le modalità con il quale questo accadrà non sono ancora certe.  Il rischio, come già è accaduto nel passato, è che le scuole siano lasciate un po’ per conto loro. Un’idea bislacca dell’autonomia e che rischia di produrre ancora maggiori diseguaglianze e differenziazioni sul piano nazionale. 

Si tratta di un rischio reale, viste anche le bozze delle linee guida per la ripartenza rese note nella serata di ieri e che hanno scontentato – per la mancanza di risorse (servirebbero almeno 2,9 miliardi di euro per docenti, personale Ata ed edilizia scolastica – un po’ tutte le componenti della scuola. 

Il documento, si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook del comitato, “si distingue per la prosa ministerialese e scuolese, e inventa il gioco perfetto che permette di non finanziare decentemente la scuola pubblica. Né una persona né un soldo in più, ogni scuola faccia da sé, con i mezzi propri e quel che offrono i territori e gli Enti locali”. E, ancora, “In nome dell’autonomia scolastica, che viene comoda quando il governo non si vuole assumere responsabilità, viene delegato totalmente alle singole scuole come riaprire le scuole a settembre”.

Oggi più che mai occorrono risorse e investimenti in istruzione – afferma Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc - e invece ci troviamo davanti un piano nazionale per la ripartenza privo di una prospettiva di lungo periodo e predisposto a risorse invariate".

C'è il forte rischio, denuncia il segretario generale della Flc Cgil,  "che il prossimo anno scolastico la riapertura in presenza non venga garantita a tutte e tutti e in egual misura sul territorio nazionale. E c'è il rischio non trascurabile che la scuola, già fortemente depauperata in termini di personale e spazi adeguati, senza risorse aggiuntive che la sostengano nella riorganizzazione degli spazi e nel numero di studenti per classe, sia costretta a richiudere non appena si palesi qualsiasi ritorno del virus, un rischio che non possiamo permetterci”.