A Terracina (in provincia di Latina), padre e figlio, titolari di una azienda agricola del luogo, si sono resi protagonisti di una "azione di violenza inaudita" nei confronti di un lavoratore che chiedeva solo di poter lavorare in sicurezza. Il giovane indiano ha riportato ferite al capo, fratture e lesioni in varie parti del corpo. "Questo, perché nel pieno della emergenza Covid-19, aveva chiesto dispositivi di protezione individuali: la risposta a tali legittime richieste, è stata il licenziamento senza il pagamento delle giornate lavorate, minacce, e poi un vero e proprio pestaggio”. Così la denuncia di Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil.

A seguito di tale episodio, le indagini hanno portato a scoprire nell’azienda dei protagonisti un sistematico sfruttamento dei lavoratori, tutti stranieri, condizioni di lavoro non regolari, in termini di salute e sicurezza, orari di lavoro di 12 ore al giorno, per una paga di 4 euro l’ora. "Episodi di questo tipo dimostrano, purtroppo – prosegue il dirigente sindacale –, quanto sia ancora aggressivo e presente il fenomeno dello sfruttamento e del caporalato nelle nostre campagne e quanto siano sotto ricatto i lavoratori stranieri”.

La norma contenuta nel decreto Rilancio sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri impiegati in agricoltura può essere uno strumento in più per contrastare la condizione di ricattabilità dei lavoratori e la loro vulnerabilità nel richiedere il rispetto di diritti elementari. "Anche con questo provvedimento, sarà ora più facile chiedere il rispetto dei contratti e i 'padroni' di turno si troveranno di fronte uomini e donne con pieni diritti e non braccia da sfruttare. E la Flai, come sempre, sarà al fianco di questi lavoratori, anche nel richiedere ancora una volta e con forza la piena attuazione della legge 199/2016, a partire da accoglienza e collocamento e quindi l’istituzione, in tutte le province, delle sezioni territoriali della rete per il lavoro agricolo di qualità”, conclude il leader sindacale.