L'Italia è maglia nera per numero di Neet nell'Unione europea, ancora prima della crisi legata all'epidemia di Covid-19. È quanto emerge dai dati diffusi oggi (14 maggio) dall'Istat, nel rapporto Sustainable Development Goals. Nel 2019 i giovani che non studiano né lavorano nel nostro Paese sono il 22,2%, al primo posto negli Stati della Ue a 28 membri. Il dato risulta in calo dell'1,8% rispetto al 2018.

Negli ultimi anni prima del virus, spiega l'Istat, il proseguimento della fase positiva del ciclo economico ha determinato un generalizzato miglioramento dell'occupazione e una riduzione della disoccupazione sia nei Paesi europei, in Italia in misura più contenuta. Nel 2018, la spesa pubblica per le misure occupazionali e la protezione sociale dei disoccupati ammonta all'1,19% del Pil e al 2,45% della spesa pubblica complessiva. 

Dopo la "mini-ripresa" del periodo 2015-2017, in Italia gli ultimi due anni sottolineano un rallentamento della crescita del Pil pro capite, ch risulta più accentuato nel 2019 (+0,4%). Il valore aggiunto per occupato diminuisce nell'ultimo anno dello 0,4%. Dati che - appunto - non considerano gli effetti della pandemia.

A proposito del lockdown, l'Istat si sofferma invece sull'impatto climatico: nel nostro Paese viene stimata una riduzione delle emissioni di gas climalteranti del 2,6%., proprio per il periodo di chiusura. L'Istituto avanza la previsione "a seguito di una valutazione controfattuale che, a partire dal lockdown, stima la riduzione delle emissioni generate dai comportamenti assunti da famiglie e imprese" (E.D.N.).