Per poter portare una fragola in tavola, ci vuole qualcuno che si spacchi la schiena, piegato a terra dall’alba al tramonto. Ed è quasi sempre un lavoratore straniero. Per poterlo pagare il giusto, riconoscergli tutti i diritti e toglierlo dal giogo del caporalato, ci vorrebbe una regolarizzazione, visto che molti dei migranti sono privi di permessi. Per poterle acquistare, quelle fragole, se sei uno dei tanti, migranti compresi, che, per l’emergenza covid, è senza lavoro, ci vorrebbe un buono spesa. Peccato che, sondaggi alla mano, la maggioranza relativa degli italiani, vorrebbe mangiarsi le fragole senza riconoscere ai migranti né il diritto alla regolarizzazione e nemmeno quello ad accedere ai buoni spesa.

Per fortuna esiste nel nostro Paese un fronte compatto che lotta per l’inclusione e l’accoglienza. Nel quale la Cgil c’è sempre. L’ultima vittoria questo fronte l’ha riportata a Ferrara. Uno dei tanti comuni, quasi tutti a guida leghista, dove si volevano discriminare gli stranieri nell’accesso al diritto ai buoni spesa. Nella sua delibera, il sindaco della città estense, Alan Fabbri, pensava di poter dare la priorità agli italiani. Lo slogan elettorale di Salvini, quanto di peggio e di più avvilente abbia partorito la destra in questi ultimi decenni, continua ad eccitare gli animi peggiori e a ispirare le ingiustizie più palesi. Il risultato è soltanto aver sprecato del tempo prezioso, in un momento in cui chi ha perso il lavoro è a corto anche di tempo. È andata male a chi voleva innescare l’ennesima guerra tra poveri, mettendo immigrati e italiani gli uni contro gli altri. Avrebbero comunque vinto, anche questa volta, soltanto i ricchi.

Leggendo di questa vicenda il pensiero va immediatamente, con tutti i distinguo del caso, al clima nel quale si sta mettendo a punto il provvedimento sulle regolarizzazioni dei lavoratori stranieri. Come al solito, una misura di giustizia sociale è diventata soprattutto un’arma di ricatto politico e di campagna elettorale. I 5 stelle sono riusciti persino a usarla per allentare la pressione sul caso delle scarcerazioni dei mafiosi che ha investito il ministro Bonafede. Mentre Salvini è lì che aspetta di cavalcarla. In un turbinio di egoismo, insensatezza e disumanità nel quale il merito della questione, come spesso accade, è stato da molti dimenticato. Non c’è spazio per un ragionamento serio su lavoro nero, caporalato, esigenze economiche, questioni abitative, riconoscimento dei diritti. Neanche un po’ di freddo calcolo su ciò che converrebbe fare per frenare il contagio in tempi di emergenza sanitaria. Per certi politici non c’è mai spazio per le vite degli altri. Anche in tempi di covid. A tenere botta resta la parte migliore del Paese, la Cgil e tanti altri soggetti e associazioni, che nonostante tutto continuano a resistere.