Il Primo maggio del 1947, a Portella della Ginestra in provincia di Palermo, la banda di Salvatore Giuliano apre il fuoco sui contadini e sugli operai riunitisi per celebrare il Primo maggio. La gente in festa, lavoratori, per lo più braccianti analfabeti, è colpita improvvisamente da raffiche di mitra provenienti dalle colline circostanti (Leggi Emanuele Macaluso: “Proprietà terriera, baronaggio, mafia e potere politico decisero di utilizzare la banda Giuliano a difesa dei propri interessi”; L’eccidio del 1947 negli Archivi della Cgil). È la prima strage dell’Italia repubblicana, rimasta impunita, ed il suo bersaglio diretto è il mondo del lavoro, il movimento contadino e bracciantile. Quel giorno moriranno undici persone: Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Francesco Vicari, Vito Allotta, Serafino Lascari, Filippo Di Salvo, Giuseppe Di Maggio, Castrense Intravaia, Giovanni Grifò e Vincenza La Fata.

Vittime innocenti di una strage voluta dai poteri forti, lasceranno madri, padri, mariti, mogli, figli. Nel 1950, dopo l’ennesimo eccidio di cinque operai da parte della polizia a Modena, la Cgil si pone l’obiettivo di “assicurare l’avvenire ai figli dei compagni caduti e di provvedere al pane dei loro vecchi genitori” assistendo legalmente e materialmente gli arrestati e le loro famiglie, secondo un impegno formalmente assunto con la circolare confederale n. 549 del 20 aprile 1950 (leggi la circolare). Accantonato il progetto iniziale della creazione di una Fondazione ad hoc, i dirigenti confederali ripiegano ben presto sull’utilizzo di strutture già esistenti.

Il 4 giugno dello stesso anno la Cgil nazionale stipula una convenzione con il Comitato milanese per l’infanzia e per l’accoglienza dei ragazzi che prevede l’ospitalità per trenta minori maschi da 10 a 14 (i ragazzi saranno ospitati fino al compimenti dei 18 anni) presso il Villaggio Sandro Cagnola, La Rasa (Varese). L’ammissione viene effettuata esclusivamente tramite la Segreteria della Cgil che provvede a rilasciare apposita impegnativa scritta per ogni bambino da ospitare. Il pagamento della diaria dei minori è a carico della Confederazione.

I ragazzi nel villaggio vengono nutriti, educati, fatti studiare (studiano tra l’altro musica, matematica), vengono insegnati loro vari lavori (falegnameria et similia), partecipano a gite ed escursioni. Mantengono un rapporto stretto di affetto e gratitudine verso la Confederazione umanizzata nella figura del suo segretario generale, testimoniato da varie lettere conservate nell’Archivio storico confederale e visionabili, in selezione, nella mostra Giuseppe Di Vittorio, eroe del lavoro (consulta il catalogo on line).

Tra i vari ospiti del convitto figureranno, negli anni, anche Carmine Scumaci (figlio di Giuditta Levato, prima vittima negli scontri del 1946 in Calabria) e Giorgio Moschetto (figlio di Margherita Clesceri, vittima di Portella. Scriveva il padre Rosario Moschetto a Di Vittorio: “Caro compagno Di Vittorio, in riferimento della tua lettera spedita il 29 ottobre 1954 che riguarda la situazione di mio figlio Giorgio Moschetto, in quanto mi fai presente sull’esito degli esami, già a te dati comunicazione, non puoi immaginare la mia soddisfazione ricevuta da tue notizie. Caro compagno come spiega la tua indimenticabile lettera son contento a tutto ciò che tu fai. Per tanto lascio a te di fare tutto ciò che è necessario di mio figlio Giorgio riguardando il lavoro e il tuo pensiero che il tuo interesse e generale. Ora termino di scrivere con la penna ma il mio pensiero rivolto a te compagno Di Vittorio inviandoti i più fraterni saluti a te e ai compagni. In attesa della tua azione mi scusi tanto se non so ben spiegare in qualche parola. Sono per sempre il caro compagno Moschetto Rosario. Ricevi i più can saluti dal compagno Michele Sala”).

Giorgio e Carmine diventano amici e durante una vacanza in Sicilia da Giorgio, Carmine conosce sua sorella Vita. I due ragazzi si innamorano e dopo pochi mesi convolano a nozze danno alla luce quattro figli. Del resto, cantava De Andrè esattamente 20 anni dopo la strage di Portella, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

Foto dall’Archivio Cgil sul Villaggio Sandro Cagnola:
https://drive.google.com/open?id=1Z0UAfsNN1NXWirfFNE0nhWWQowYMVmkb