Tra le conseguenze della pandemia c’è da aspettarsi un ampliamento delle diseguaglianze. Non si tratta di visioni stile Cassandra, ma di consapevolezza del fatto che senza apposite contromisure coloro che partono già da una scarsa tutela saranno ancora più esposti al rischio di fragilità economica. Queste settimane complesse ci obbligano a convivere con variabili non conoscibili e non per tutti sono applicabili gli strumenti tecnologici per proseguire nelle proprie attività anche da casa. La situazione dei lavoratori autonomi, liberi professionisti, partite Iva, somministrati e collaboratori a tempo appare variegata per definizione. Nel panorama delle diverse attività professionali non tutte sono riconvertibili in forme a distanza, tuttavia per le lavoratrici che proseguono il proprio lavoro in modalità smart working si sommano le problematiche legate alla conciliazione poiché, è necessario gestire anche la cura dei figli che non vanno a scuola. Le donne rischiano di essere più penalizzate, talvolta con l’ulteriore aggravio di svolgere la funzione di caregiver di familiari e probabilmente nel dopo sarà maggiore il rischio del gender gap. 

Nel pieno dell’emergenza coronavirus, il governo sta cercando di contenere i danni determinati dal lockdown economico con una serie di misure di sostegno per lavoratori e famiglie in difficoltà. Come stabilito nel decreto legge Cura Italia, tramite il portale Inps sezione gestione separata, potranno fare domanda e richiedere il bonus di 600 euro per il mese di marzo tutti i liberi professionisti, gli autonomi, gli stagionali del turismo, del settore agricolo, dello spettacolo e i collaboratori del mondo sportivo. Tutto questo da domani (1° aprile) e con l’aspettativa che la misura sarà prorogata anche successivamente.

“Stiamo aspettando l’ufficialità con la pubblicazione in Gazzetta del nuovo decreto a doppia firma della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e del ministro dell'Economia e Finanze Roberto Gualtieri, ma è notizia annunciata la previsione di un bonus di 600 euro anche per gli iscritti alle casse di previdenza privata – dichiara Silvia Simoncini, segretaria nazionale di Nidil Cgil – con la differenza in due scaglioni di reddito, ovvero fino a 35 mila euro e tra 35 e 50 mila euro, sulla base di quanto dichiarato nell’anno 2018. Questo indennizzo andrà richiesto alla propria cassa di appartenenza, e per la fascia dichiarativa fino ai 50 mila euro è stabilito l’onere di dimostrare un calo di attività di almeno il 33% nel primo trimestre 2020 rispetto al primo trimestre 2019. Ad oggi restano totalmente fuori i collaboratori occasionali sotto i 5 mila euro annui. Potrebbe sembrare una fascia residuale, ma così non è. Stiamo spingendo affinché anche questi lavoratori del mondo del turismo, della formazione o anche la categoria dei rider siano ricompresi nel reddito di ultima istanza”.

Per i professionisti iscritti alle casse riconosciuto il bonus di 600 euro, ma molti dubbi su criteri e tempistiche 

Per ora tra gli iscritti alle varie casse c’è molta confusione e anche le sospensioni degli adempimenti e dei versamenti contributivi seguono tempistiche differenti. “Per chi opera come me nelle cooperative sociali con molta fatica stiamo cercando di mandare avanti i servizi di assistenza per i soggetti fragili – racconta Claudia, psicologa iscritta all’Enpap – e anche chi svolge prevalentemente attività clinica privata so che si ingegna svolgendo colloqui e consulenze attraverso le piattaforme digitali. Per il momento non mi sono chiari i criteri per presentare la domanda, se ci sarà una specie di click day e se si seguirà un ordine cronologico. Come tutti i miei colleghi mi limito a consultare frequentemente il sito dell’ente e la pagina Facebook dove dicono sarà pubblicato un video che spiega le regole e tutte le procedure da seguire”.

Tra gli atipici c’è anche la situazione di chi lavora a chiamata. “Da quanto sono iniziate le restrizioni per l’emergenza Covid-19 il mio lavoro si è totalmente bloccato – dichiara Agnese, fotografa che collabora con agenzie di comunicazione e altri committenti privati – a maggior ragione che la mia specializzazione è legata al settore viaggi e food. Gli unici fotografi che continuano un minimo a lavorare sono quelli che si occupano di fotogiornalismo e news, ma anche loro con tutte le complicazioni del caso perché sono freelance e spesso non hanno le lettere d’incarico delle testate giornalistiche. In genere si propongono i progetti una volta realizzati direttamente alle redazioni, quindi girare con la semplice autocertificazione in questi giorni è un problema. Poi c’è anche la componente creativa legata alla mia professione e portare avanti anche i progetti personali in queste condizioni non è affatto facile. Non mi interessa produrre l’ennesima immagine di una piazza deserta né immortalare le file davanti ai supermercati. Mi ritrovo molto nelle sensazioni e considerazioni di altri colleghi freelance che vivono in altre parti del mondo: scattare una bella foto va oltre allo schiacciare un pulsante, quindi per ora sistemo l’archivio e aspetto che passi questo momento”.

In Italia ci sono circa 400 mila lavoratori somministrati e di questi solo un quarto è a tempo indeterminato

Altra conseguenza di questa pandemia è connessa all’aspetto della sicurezza dei lavoratori che rientrano nei servizi essenziali. Per quanto riguarda il lavoro in somministrazione, Davide Franceschin di Nidil Cgil sottolinea l’importanza dell’intervento per sostenere il fondo di solidarietà, ma richiede maggiori sforzi in termini di tutele. “In Italia ci sono circa 400 mila lavoratori somministrati – afferma Franceschin – e di questi solo un quarto è a tempo indeterminato. Un aspetto che ci viene costantemente evidenziato riguarda la sicurezza: questi lavoratori sono ricattabili per via della continuità lavorativa. È un dato di fatto che il precariato rende vulnerabili e che si accettino condizioni di assenza o comunque scarsa protezione. Purtroppo riceviamo numerose segnalazioni di questo tipo, in particolare da Amazon, dagli operatori dei call center e delle residenze sanitarie assistenziali. Il ruolo delle agenzie è notarile, si limitano a prendere atto delle dichiarazioni degli utilizzatori. Abbiamo chiesto, inoltre, al governo norme che chiariscano la possibilità di prolungare i contratti a termine e di favorirne il rientro alla ripresa delle attività produttive. Infine siamo preoccupati che il fondo di solidarietà non venga rifinanziato. In assenza di ulteriori stanziamenti saremo costretti ad aderire alla cassa in deroga che è stata resa problematica per artigiani e somministrati. È da evidenziare come le agenzie, a fronte della crisi, si sono rifiutate di partecipare con proprie risorse al superamento della fase di difficoltà dei lavoratori”.