La loro missione è salvare vite umane. Indipendentemente dalla carta d’identità o dal colore della pelle. Le tanto vituperate organizzazioni non governative scendono in campo contro il Covid-19 offrendo alla collettività dottori, strutture e mezzi. Medici senza Frontiere è tra le prime ong che ha risposto presente. “Nella situazione straordinaria causata dalla diffusione del Coronavirus in Italia, abbiamo dato il nostro aiuto alle autorità sanitarie mettendo a disposizione i nostri medici e la nostra esperienza”, sottolinea Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Msf Italia.

“Sono tanti gli italiani che partono in missione con noi - prosegue - e tanti di loro sono sanitari impegnati ogni giorno negli ospedali del nostro Paese. Ci è sembrato doveroso mandare un segnale di solidarietà ai nostri colleghi e di vicinanza alla popolazione italiana, cercando di contribuire nel nostro piccolo al grandissimo sforzo che il sistema sanitario nazionale sta compiendo senza sosta da più di un mese”.

In questa fase delicata, le polemiche politiche su accoglienza e porti chiusi se ne vanno dritte dritte in quarantena. “Essere curati è un diritto di tutti. Senza discriminazioni”, si legge sul sito di Emergency. E la ong fondata da Gino Strada, che da decenni offre assistenza medica in tutto il mondo, applica questo mantra anche al nostro Paese, oggi in difficoltà. Contattati i vertici della Regione Lombardia, ha offerto la propria disponibilità a collaborare nella gestione dell’emergenza: “Possiamo mettere a disposizione delle autorità sanitarie le competenze di gestione dei malati in caso di epidemie, maturate in Sierra Leone nel 2014 e 2015 durante l’epidemia di Ebola”.

Cura ma anche informazione. Gli operatori di Emergency continuano a lavorare negli ambulatori in Italia, con un protocollo di triage che permette di individuare pazienti con sintomi compatibili con il virus e indirizzarli ai servizi competenti in un’ottica di tutela della salute pubblica. L’informazione è fondamentale per questa fascia di popolazione perché molti di loro non hanno accesso all'informazione di base sulle norme di prevenzione del contagio predisposte dal ministero della Salute. “Molti nostri pazienti - sottolinea la ong - appartengono alle fasce più vulnerabili della popolazione (migranti, senza tetto, rom) e in questo momento hanno ulteriori difficoltà di accesso ai Servizi del Sistema Sanitario Nazionale”.

Le organizzazioni umanitarie chiedono anche un occhio di riguardo per i bambini che, insieme agli anziani, sono i soggetti più vulnerabili. Oltre alla salute, i più piccoli devo salvaguardare il proprio tempo, di colpo dilatato dalla chiusura delle scuole. Per Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children “è fondamentale, in questa situazione difficile, intervenire a favore della genitorialità, con misure concrete di breve e di medio periodo. Allo stesso tempo, è importante attivare un piano di interventi che si rivolga in particolare a coloro che già vivono in condizioni di precarietà e di disagio socio-economico e oggi sono ancora più esposti a causa della crisi in atto”.