Il ricordo dei due poliziotti morti nella questura di Trieste, il problema della sicurezza, l’annosa carenza di uomini, mezzi e tecnologie, la questione migranti, il rinnovo del contratto. Questi, gli argomenti toccati da Daniele Tissone, segretario generale Silp Cgil, nell’intervista rilasciata oggi a RadioArticolo1.

“Innanzitutto, faccio le condoglianze alle famiglie di Pierluigi Rota e Matteo Demenego, i due agenti uccisi in circostanze tutte da chiarire, sapendo che l’attività del poliziotto difficilmente la si riesce sempre a pianificare. Dovremmo trattare il tema della sicurezza con competenza e serietà, con un approccio strutturale e non più emergenziale, ricordando che attraverso la sicurezza della legalità si gioca l’identità di un modello di sviluppo del Paese”, ha detto il sindacalista.

“Sul versante degli organici, scontiamo, al pari di sanità e scuola, un’annosa carenza di personale, quasi 20 mila unità in meno rispetto a quanto previsto dal Dl Madia, che ci ha portato a battere il record di polizia più anziana d’Europa, dove l’età media è salita a 47 anni, con carichi di lavoro in continuo aumento, logica conseguenza della riduzione degli uomini a disposizione, e anche tra le peggio retribuite. Come organizzazione sindacale, siamo in attesa che i nostri problemi vengano affrontati a un tavolo negoziale con il governo, e da tempo ci battiamo affinché il tema della sicurezza sul lavoro sia al primo posto della discussione”, ha proseguito il dirigente sindacale.

Il deficit non riguarda solo gli uomini, ma anche i mezzi in dotazione. “Negli ultimi quindici mesi del governo a guida Salvini abbiamo lanciato diverse campagne, una di queste era sull’equipaggiamento e riguardava le divise, i giubbotti antiproiettile, i cinturoni, le fondine, le scarpe, i distintivi, che mancano. Con le poche risorse a disposizione, il precedente governo ha intrapreso operazioni che giudico sbagliate, come la militarizzazione del Paese, le strade sicure. Noi dobbiamo puntare sul controllo del territorio come conoscenza non come occupazione”.

“Bisogna trovare vie nuove, perché abbiamo bisogno di dare risposte serie e reali ai cittadini, in particolare alle fasce deboli della società, penso agli anziani over 65, ai più giovani, alle donne. Più in generale, dobbiamo far diventare la cultura della sicurezza come uno strumento diffuso, intervenendo sugli strumenti digitali, ad esempio per creare una maggiore interazione fra scuola e famiglia, con una formazione ad hoc per i giovani. Così come bisogna investire nell’integrazione sociale e culturale, tenendo conto della fragilità e vulnerabilità di soggetti come gli immigrati, che avrebbero bisogno di essere trattati in modo diverso”.

“Nel contempo, la sicurezza non può essere disgiunta dalla legalità e dalla giustizia, dal rispetto delle regole. La prima emergenza del Paese sono le mafie ai vari livelli, con la provincia di Foggia dove l'80% degli omicidi è rimasto impunito, con 8 imprenditori su 10 di Palermo e Catania che subiscono il racket, ma sono autintiche piaghe anche la corruzione, l’evasione fiscale, i traffici di droga, di armi, il riciclaggio, l'immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani. Direi che bisogna partire da qui per riaffermare la sovranità dello Stato, in zone come Scampia e Tor Bella Monaca, dove anche i blitz della polizia sono inefficaci, perché il tema è quello della riqualificazione urbana e il controllo del territorio come conoscenza e non come occupazione”, ha concluso Tissone.